Crescono, anche in Italia, i bike café. Il primo ad aprire è stato già tre anni fa l’Upcycle Milano Bike Café, che ha rigenerato un garage d’automobili, vecchio sporco, ed abbandonato per dare spazi di socialità a chi ama muoversi a pedali.
L’idea è nata grazie ad una ricerca del distretto di co-working e innovazione sociale Avanzi che aveva necessità di ampliare gli spazi. In Italia, all’epoca, non esistevano bike bar; il riferimento erano i modelli nordeuropei e londinesi: spazio ai grandi tavoli che agevolano la socialità.
Chi si muove a pedali cerca benessere e qualità della vita, a iniziare dal cibo. Per questo i bike bar riservano massima attenzione al biologico, al vegano, vegetariano o intollerante. Il ciclista è portatore sano di benessere. Cura del corpo, ma pure della mente: Upcycle ospita una biblioteca tematica e vende anche libri. Oltre il versante enogastronomico si impegnano in quello ciclo-culturale, con presentazioni di viaggi in bici. C’è poi l’appuntamento fisso con la bici del mese. Per dire del circolo virtuoso di networking che si discute e si crea in questa sorta di distretto culturale metropolitano dedicato a ruote, manubrio e pedali.
Nei bike bar non si va solo per incontrare i compagni di pedalata, mangiare, bere, confrontarsi e chiacchierare. Occorre credere, per l’ambiente ma anche per la salute e la sicurezza stradale, in questa forma di mobilità. Ma servono investimenti in sicurezza, rastrelliere, intermodalità, piste ciclabili. C’è ancora parecchio da pedalare, insomma.