Nel 2016, secondo i dati Istat, sono state prodotte oltre 1.366 tonnellate di carni avicole, il 5% in più rispetto al 2015, di cui quasi 981.000 di carni di pollo (+5,6%) costituite per l'85% da pollo pesante. In aumento del 6% anche la produzione di carne di tacchino.
L'aumento della produzione ha migliorato il livello di auto-aprovvigionamento e determinato un aumento del consumo apparente, che tuttavia non si è direttamente tradotto in maggiori acquisti domestici. Si ipotizza una crescita del canale Ho.re.ca: un prezzo ancora più favorevole rispetto allo scorso anno e il fatto di essere l'unica carne esente da limitazioni di tipo religioso potrebbe, infatti, aver favorito l'accesso di questo prodotto nelle mense aziendali e scolastiche, sempre più caratterizzate da scarse disponibilità finanziarie (spesso i bandi sono aggiudicati alle offerte al maggior ribasso) ed un'utenza multietnica.
I dati relativi ai consumi domestici Ismea-Nielsen, evidenziano un quadro in cui i volumi per le carni avicole fresche acquistati nel 2016 dalle famiglie sono in flessione del 3%; tendenze negative più evidenti si sono rilevate nelle aree meridionali, dove nel complesso la contrazione è stata del 5,2%, mentre nelle aree del Nord Est la contrazione è stata molto contenuta (-0,2%). In controtendenza il segmento degli elaborati che, con una quota pari al 20% delle carni avicole fresche, ha segnato un recupero dei consumi del +7% in volume e del 4% in valore.
La percentuale di famiglie acquirenti almeno una volta l'anno carni avicole sull'Universo Italia rimane pressoché stabile a poco meno dell'88%. Risultano, invece, in flessione il numero di atti d'acquisto effettuati nel corso dell'anno (-1,8%), pur rimanendo immutata la quantità media acquistata per atto (0,9Kg). La spesa mediamente sostenuta per atto di acquisto risulta in flessione di quasi 2 punti percentuali, proprio a causa del ridimensionamento dei prezzi attestatisi nel 2016 intorno ai 6 euro/Kg.
Nel 2016, relativamente ai canali di vendita, si evidenzia una sostanziale stabilità degli acquisti effettuati negli ipermercati, cui si contrappone una significativa contrazione del libero servizio, ossia piccolo punto vendita senza presenza personale specializzato (-12%). In lieve aumento i mercati rionali, che rappresentano comunque solo l'1% delle fonti di approvvigionamento.