Alzi la mano chi non usa il condizionatore in questi giorni. L'uso crescente dell'aria condizionata per fronteggiare le temperature estive sempre più elevate a causa del riscaldamento globale non è senza conseguenze. L'uso sempre maggiore incrementa il consumo di elettricità e se questa continuerà a essere prodotta da combustibili fossili ci sarà un peggioramento dell'inquinamento dell'aria, che a sua volta sarà responsabile di molti decessi in più. Una stima applicata alle regioni orientali degli Stati Uniti, vi sarà un eccesso di mille morti all'anno entro metà di questo secolo, anche considerando le vite salvate evitando i colpi di calore e l'aggravamento delle patologie cardiorespiratorie.
Il maggiore uso di combustibili fossili necessario a produrre l'energia per alimentare i condizionatori infatti peggiora ulteriormente la qualità dell'aria, con effetti rilevabili sulla salute umana: circa mille morti in più all'anno nelle sole regioni orientali degli Stati Uniti entro il 2050.
La stima è di un gruppo di ricercatori dell'Università del Wisconsin a Madison che firmano un articolo pubblicato su "PLoS Medicine" nel numero speciale dedicato dalla rivista ai risvolti sanitari del cambiamento climatico in atto.
Si è partiti dall'osservazione che negli Stati Uniti la gestione termica degli edifici rappresenta il principale fattore di consumo di energia, tanto da raggiungere nella parte orientale del paese – ben il 60 per cento del totale, un numero legato in buona parte proprio al condizionamento dell'aria.
La maggior parte di questi decessi – osservano gli autori – sarà imputabile a processi come la chimica atmosferica e le emissioni naturali, che sono influenzati dall'aumento delle temperature. Tuttavia, anche considerando le vite salvate dall'uso dell'aria condizionata (che può evitare colpi di calore e l'aggravamento di patologie cardiorespiratorie) Abel e colleghi calcolano che ogni anno vi sarà comunque un eccesso di circa mille morti legati ai maggiori consumi energetici per il condizionamento.
Il problema è dovuto all'uso di tutti i combustibili fossili, osservano i ricercatori, ma potrebbe assumere un profilo particolarmente grave negli Stati Uniti "se la nostra nazione continuerà a fare affidamento su centrali a carbone per una parte della nostra elettricità", ha sottolineato Jonathan Patz, coautore dello studio.