La scorsa domenica è stata la Giornata mondiale dell'acqua, indetta dall'ONU a partire dal 1992. In occasione dell'edizione 2005 della Giornata, le Nazioni Unite hanno dato avvio al Decennio “Acqua fonte di vita”, per promuovere l'attenzione alla tutela del bene più prezioso, decennio che si chiude esattamente quest'anno.
Il tema dell'edizione 2015 della Giornata è “Acqua e sviluppo sostenibile”. Un tema che vede costantemente impegnate nel nostro Paese Club alpino italiano, Fedeparchi e Società speleologica italiana. A livello nazionale sono purtroppo tanti i luoghi e le situazioni in cui l'acqua è minacciata dall'uomoe richiede un'azione di tutela mirata ed efficace.
In Toscana CAI, SSI e Federparchi, assieme ad altre associazioni ambientaliste del territorio, si sono schierate contro l'approvazione di unmaxiemendamento al Piano Paesaggistico regionale che, se approvato, vedrebbe vanificate le misure introdotte per la tutela delle Alpi Apuane, devastate dall'escavazione del marmo. L’attività estrattiva ha avuto un’accelerazione dovuta alla possibilità di riciclare i residui di lavorazione. Oltre ad avere ripercussioni sul paesaggio, le cave rischiano di inquinare anche i bacini idrici del Parco regionale delle Alpi Apuane, sia di superficie che sotterranei.
La pressione delle associazioni ha contribuito a fare in modo che la questione sia passata nelle competenze del Governo. Ad oggi il Ministero non ha ancora dato il via libera al nuovo Piano, riservandosi di studiarlo attentamente prima di un'eventuale via libera.
CAI, SSI e Federparchi esprimono preoccupazione per quanto accade in Toscana, poichè le Apuane non vengono considerate per quello che sono: un enorme acquedotto, strategico per un vastissimo territorio. Negli appuntamenti speleologici del 2015, ovvero il XXII Congresso Nazionale a Pertosa-Auletta (30 maggio-2 giugno) e l’incontro-raduno nazionale aNarni durante il Ponte dei Morti, le risorse idriche sotterranee saranno tra i temi principali all'attenzione.
Risale all'autunno scorso l'appello di CAI e altre associazioni per la salvaguardia dei corsi d’acqua dall’eccesso di sfruttamento idroelettrico, in quanto “l'attenzione idroelettrica ai corsi d'acqua di montagna la depriva del bene più prezioso per una produzione energetica quantitativamente insignificante rispetto ai fabbisogni nazionali”.
Questo appello è molto sentito soprattutto in Veneto, territorio dove il CAI e le altre associazioni hanno per prime posto il problema all'attenzione con la Carta di Pieve di Cadore. “Nonostante le oltre 3.000 centrali idroelettriche già esistenti in Italia, i pochissimi corsi d’acqua che mantengono condizioni di naturalità elevata sono soggetti a una pressione senza precedenti a causa degli incentivi statali alle rinnovabili”, questo il passaggio fondamentale dell'appello nazionale, che chiede in primis lo stop degli incentivi sul mini-idroelettrico.
C'è attenzione al Matese, tra i più importanti acquiferi carsici dell'Italia meridionale, montagna protetta a metà, nel versante della Campania e da tutelare anche nel Molise, correggendo un'anomalia territoriale e sociale.
L'attività di monitoraggio di CAI, SSI e Federparchi, previste dalla Convenzione d'Intesa stipulata dalle tre Associazioni, consente di monitorare casi come quelli sopracitati e per far comprendere quanto i diversi ecosistemi siano collegati e influenzabili, quindi necessitino di particolare tutela.