Settimana bianca a rischio per l’inverno 2017 – 2018; il clima porta poca neve sulle Alpi e le stazioni sciistiche devono gestire le prime difficoltà stagionali. Se negli scorsi anni la questione riguardava soprattutto la neve sugli Appennini e sulle quote più basse del Nord Italia, adesso coinvolge tutto l’ecosistema e l’economia delle Alpi. Dal 1960 al 2017, la stagione delle nevi alpine è diminuita di 38 giorni. Comincia in media 12 giorni dopo e finisce 26 giorni prima del normale. Una catastrofe anche dal punto di vista economico.
Nella stagione 2015-16, l’Europa ha vissuto il suo inverno più caldo. Il dicembre 2016 è stato il più secco in 150 anni da che si tengono i registri e la neve caduta ha faticato a rimanere sul suolo. Il cambiamento climatico sta portando in crisi l’industria dello sci, che, si calcola, genera fino a 70 miliardi di dollari all’anno, con il 44% di tutti gli sciatori che affluiscono sulle Alpi.
L’aumento delle temperature sulle Alpi, nello scorso inverno, è stato il doppio rispetto alla media globale, tanto che in 57 delle 666 località sciistiche alpine non si è potuto contare sui 30 centimetri minimi per tre mesi, soglia giudicata necessaria per assicurare il pieno svolgimento della stagione invernale.
Ai gestori di impianti rimane solo la soluzione della neve artificiale, che permette ai turisti di proseguire con la tradizione della settimana bianca. La neve artificiale richiede però un consumo di 95 milioni di metri cubi d’acqua e 600 Gwh di energia l’anno con una spesa di 136 mila euro per ettaro di pista.