Se è vero che i consumi degli italiani stanno risentendo del caro prezzi, della super inflazione, della difficoltà di reperire materie prime, è vero anche che il settore del turismo, e dell’agriturismo in particolare, costituisce un osservatorio interessante. E come sono andati gli ultimi mesi? Sono tornati gli stranieri, e luglio e agosto sono stati sold out. Il dato più importante è la scoperta delle vacanze in campagna da parte degli italiani, unica eredità positiva della pandemia. La crisi non conosce ostacoli: le bollette sono quadruplicate e i costi di gestione sono saliti notevolmente, tant'è che numerosi agriturismi hanno preferito rimanere chiusi durante le feste.
La conferma arriva dai dati Ismea che mostrano non solo il ritorno massiccio degli stranieri, ma calcolano il 47% in più di italiani. L'agriturismo si colloca tra i comparti del settore turistico con la maggiore crescita: dal 2,9% al 4% per numero di ospiti e dal 3,2% al 4,4% per pernottamenti.
Sembra dunque aumentata la voglia di essere coinvolti nelle esperienze agricole, così come il desiderio di staccare la spina per rilassarsi in campagna a contatto con la natura. Tira l'offerta enogastronomica, caratterizzata da una straordinaria varietà di ricette locali. Significativa, in estate, la crescita della presenza di coppie e famiglie che hanno scelto l'agriturismo anche in base alla posizione della struttura e all'offerta delle esperienze: passeggiate, trekking, equitazione.
Quello che appare urgente è frenare i costi. Le misure in atto non sono riuscite a fermare l'escalation delle materie prime e dell'energia e la carenza di manodopera potrebbe pregiudicare i servizi di ristorazione e valorizzazione delle tipicità del territorio, mettendo a rischio la tenuta del sistema.
Molte strutture riapriranno a primavera. Sono soddisfacenti i risultati per chi ha lavorato ma non bastano due settimane a far quadrare i conti.