I campi dell'Africa subsahariana potrebbero essere più fecondi. Esiste, infatti, la possibilità di triplicare i raccolti e di rispondere alla domanda di cibo, anche in vista dell'aumento della popolazione.
La buona notizia sul fronte della sicurezza alimentare arriva dal Global Yield Gap and Water Productivity Atlas, un atlante che punta a mappare i terreni di tutto il mondo in modo da ottimizzarne la resa, evitando il sovrasfruttamento delle risorse idriche e proteggendo la biodiversità, combattendo la conversione a terre agricole di foreste e zone umide.
L'iniziativa delle università del Nebraska e di Wageningen, finanziata tra gli altri dalla Bill and Melinda Gates Foundation, mostra le potenzialità delle coltivazioni attuali.
In dieci nazioni subsahariane (Burkina Faso, Etiopia, Ghana, Kenya, Mali, Niger, Nigeria, Tanzania, Uganda e Zambia), così come in Bangladesh, dalle coltivazioni di mais, grano, riso, miglio e sorgo gli agricoltori, al momento, ottengono tra il 20 e il 30% della resa che potrebbero avere ottimizzando la gestione e le risorse. In Marocco, Tunisia e Giordania il raccolto di patate, grano e mais potrebbe raddoppiare.
"Determinare il divario produttivo per questi Paesi è fondamentale, perché la popolazione nell'Africa subsahariana potrebbe aumentare in modo considerevole nei prossimi 40 anni", spiega l'agronomo Patricio Grassini dell'università del Nebraska. "È importante aiutare le nazioni a capire quanti dei loro abitanti possono essere alimentati con la produzione interna e quanto dovranno fare affidamento sull'import".
L'Atlante, che dà conto anche dei tipi di suolo e delle risorse idriche per comprendere l'impatto ambientale dell'irrigazione, punta a mappare tutte le grandi nazioni agricole mondiali entro la fine del 2016.