A quanto pare il genoma dell’olivo non ha più segreti. Dopo tre anni di studi e sperimentazioni nell’ambito del progetto Olgenome, il Crea – con il suo Centro di Ricerca Olivicoltura, Frutticoltura e Agrumicoltura – ha presentato il sequenziamento completo del genoma dell’ulivo, varietà Leccino, una delle più diffuse.
Il Crea Olivicoltura, Frutticoltura e Agrumicoltura ha coordinato l’intera ricerca, identificando e caratterizzando i geni espressi nella cultivar Leccino, studiando funzioni geniche di interesse e avvalendosi del supporto specialistico di IGA Technology Services per il sequenziamento e l’assembling del genoma e del Crea Genomica e Bioinformatica per lo sviluppo di una mappa genetica e l’annotazione funzionale del genoma.
E’ dunque uno step essenziale per produrre conoscenze e sviluppare strumenti utili al miglioramento della specie e caratterizzare gli elementi responsabili di processi biologici e/o di regolazione di vie metaboliche che possano poi essere trasferiti con tecniche convenzionali (incrocio) o avanzate (biotecnologie) nelle varietà di nuova costituzione. Altro aspetto fondamentale è la possibilità di identificare nuovi marcatori molecolari e/o funzionali utili per la genotipizzazione, per gli studi di associazione, per il breeding assistito e la selezione varietale.
Fondamentale è anche la conoscenza di basi genetiche sottese all’espressione dei caratteri della specie per poter approfondire biologia ed adattabilità ai mutamenti ambientali della pianta.
“Il sequenziamento della varietà di olivo Leccino, una delle più diffuse nel mondo e più tolleranti alla Xylella – dichiara il direttore generale Crea Stefano Vaccari – apre importanti scenari di ricerca, anche alla luce dell’apertura di ieri della Commissione europea sulle tecniche di Genome editing. Il Crea è pronto per sviluppare nuove varietà di olivo che possano promuovere la sostenibilità della produzione, in linea con gli obiettivi della strategia Farm to Fork. Sottolineo come questo risultato scientifico sia stato ottenuto nei Laboratori Crea di Rende, in Calabria, a dimostrazione che il Sud ha grandi risorse anche nel settore della ricerca”.