Alla fine di settembre 2022, secondo dati Istat, i 44 contratti collettivi nazionali in vigore riguardano il 49,3% dei dipendenti – circa 6,1 milioni – e corrispondono al 50,0% del monte retributivo complessivo.
Il punto della situazione generale
Nel corso del terzo trimestre 2022 sono stati recepiti 6 contratti nel settore privato (estrazione minerali solidi, chimiche, laterizi e manufatti in cemento, energia elettrica, radio e televisioni private ed energia e petroli), mentre per il settore pubblico si segnala il recepimento per il triennio 2019-2021, degli accordi di rinnovo dei vigili del fuoco direttivi e dei vigili del fuoco non dirigenti e non direttivi. Nello stesso periodo è scaduto il CCNL società e consorzi autostradali.
I contratti in attesa di rinnovo a fine settembre 2022 scendono a 29 e coinvolgono circa 6,3 milioni di dipendenti, il 50,7% del totale.
Il tempo medio di attesa di rinnovo aumenta sia per i lavoratori con contratto scaduto – passato da 28,7 mesi a settembre 2021 a 33,9 mesi a settembre 2022 – sia per il totale dei dipendenti, passando da 15,2 a 17,2 mesi.
Lo studio sulle retribuzioni
Nel periodo gennaio-settembre 2022, la retribuzione oraria media è aumentata dell’1,0%, incremento più consistente di quello registrato per lo stesso periodo nel 2021 (pari allo 0,6%).
L’indice delle retribuzioni contrattuali orarie a settembre 2022 rimane invariato rispetto al mese precedente, mentre aumenta dell’1,1% rispetto a settembre 2021.
L’aumento tendenziale delle retribuzioni contrattuali è stato dell’1,5% per i dipendenti dell’industria, dello 0,6% per quelli dei servizi privati e dell’1,5% per i lavoratori della pubblica amministrazione. In particolare, gli aumenti tendenziali più elevati sono quelli dei ministeri (+9,3%), delle farmacie private (+3,9%) e dei Militari-Difesa (+3,8%). L’incremento è invece nullo per il commercio, credito e assicurazioni, energia e petroli ed energia elettrica e gas.
Nel terzo trimestre 2022 le retribuzioni contrattuali mostrano un aumento tendenziale ancora moderato, sebbene più sostenuto rispetto a quello registrato nel trimestre precedente.
La dinamica è stata più vivace nei settori dell’agricoltura, dell’industria e della pubblica amministrazione, per effetto, in quest’ultimo settore, dell’applicazione dei primi rinnovi del triennio 2019-2021. Nel comparto dei servizi, l’aumento più contenuto si lega al perdurare dei ritardi nei rinnovi dei principali contratti del settore.
Nella media dei primi nove mesi dell’anno il divario tra la dinamica dei prezzi – misurata dall’IPCA – e quella delle retribuzioni contrattuali è pari a 6,6 punti percentuali.