L’AEA (Agenzia Europea dell’Ambiente) ha reso noto i dati della relazione sulle acque di balneazione nei vari Paesi dell’Unione Europea. Nel 2015 sono state fatte analisi in 21 mila località europee, svizzere e albanesi. Nella classifica generale l’Italia si piazza al sesto posto, con il 90,6% dei siti classificati di qualità “eccellente”.
La graduatoria fa riferimento alla direttiva 2006/7/CE, che prevede la categorizzazione dell’acqua in “eccellente”, “buona”, “sufficiente” o “scarsa”, a seconda delle quantità di batteri fecali riscontrati, che fanno capire se c’è stato inquinamento da acque reflue o da allevamenti. Vengono analizzati laghi, fiumi e spiagge per capire che qualità possono trovare i fruitori di quelle aree.
A sorpresa, le acque più quotate sono quelle del Lussemburgo: qui ci sono il 100% di siti di massima qualità, al secondo posto Cipro con il 99,1%, al terzo Malta con 97,7%. Quindi Grecia (97,2%) e Croazia (94,2%). Dopo l’Italia ci sono la Spagna, che arriva undicesima con l’83,2% dei siti analizzati, per i quali sono state rilevate ottime condizioni qualitative, la Francia sedicesima con un 76% e la Slovenia, ventesima con un 70,2%. Agli ultimi posti troviamo l’Albania, ventinovesima, con solo un 32,1% di siti di qualità eccellente e la Romania, trentesima, con un 32%.
Un quarto di tutti i siti analizzati appartengono al nostro Paese: sono 5.518, dei quali 4.995 sono, come abbiamo visto, di qualità eccellente; 269 (il 4,9%) di “buona qualità”; 104 (l’1,9%) di qualità “sufficiente”; 95 (l’1,7%) di qualità “scadente”. Con questa cifra l’Italia raggiunge il primato per siti di questo tipo, insieme alla Francia (95 siti) e la Spagna (58).
La situazione nel corso degli anni è migliorata in tutti gli Stati europei: se nel 1991 era solo il 56% dei 9.600 siti analizzati ad arrivare agli standard di qualità più elevati, nel 2015 siamo arrivati ad un 87%, con un 96,1% dei siti di balneazione che rientrano nei livelli minimi accettati.