La carenza idrica è un problema sempre più grande, non solo nei Paesi poveri. Sta cominciando a minacciare anche città di grandi dimensioni. Il rapporto “Urban Water Blueprint” realizzato dall’organizzazione no profit The Nature Conservancy lo conferma. Nel rapporto si legge che 1 città al mondo su 4 soffre di stress idrico, mentre milioni di persone che hanno sufficiente accesso all’acqua devono attingere a fonti con bassa qualità.
L’organizzazione ha studiato 530 città in tutto il mondo (tra queste anche le 100 più grandi) e più di 2000 bacini idrici superficiali. I risultati non sono stati incoraggianti: 1 città su 4, rispetto al totale di quelle prese in considerazione, e 1 su 3 delle 100 più grandi, è in condizioni di “stress idrico”. Il problema è rilevante se si pensa che queste città costituiscono, da sole, il 48% del PIL mondiale.
Dal rapporto si evince che le maggiori 100 città del mondo movimentano 3,2 milioni di metri cubi di acqua ogni giorno per più di 5.700 km, più o meno la distanza tra New York e Parigi, per superare carenze idriche locali o inquinamento. Vengono in questo modo spesi quasi 90 miliardi di dollari nella costruzione di infrastrutture in grado di offrire acqua ogni anno.
In media le città si garantiscono il 43% della risorsa idrica spostando l’acqua da un bacino all’altro. Al problema della scarsità della risorsa spesso si aggiunge quello della mancata qualità dell’acqua disponibile. A pesare di più la presenza di sedimenti e di residui derivanti da un uso eccessivo dei fertilizzanti in agricoltura.
Migliorando le pratiche agricole si può contribuire alla diminuzione del tasso di inquinamento delle acque e ad una riduzione dell’erosione del suolo. È importante agire poi sulle foreste, con il rimboschimento e ripristinando la vegetazione riparia, perché le piante oltre a consolidare il terreno con le loro radici fanno da filtro all’acqua nel suo ciclo e la rendono più pura nel momento in cui viene attinta.
Questa è la linea di principio che le città devono seguire per affrontare il problema, come si legge nel report: proteggere l’acqua prima che raggiunga le città può essere più economico e più efficiente del trattarla dopo che è stata inquinata e ci sono molte opportunità per migliorarne la qualità.
Intraprendere la strada giusta per la risoluzione del problema, potrebbe fare la differenza per più di 700 milioni di persone.
la foto è di Eligio Mariano Testa – Unaat Sardegna