Fino al 29 marzo a Tunisi, presso il Campus universitario El Manar, si svolge il Forum Sociale Mondiale, che ha richiamato oltre 40 mila persone da più di cento Paesi. Sono previste oltre mille attività tra workshop, conferenze, assemblee, forum, spazi tematici, attività culturali e mobilitazioni.
La ferita aperta dal feroce attentato di pochi giorni fa al museo del Bardo è ancora bruciante. Dopo l'attacco, durante l'incontro tra gli organizzatori del meeting e le autorità di governo, la volontà di mantenere l'appuntamento è stata ferrea. "Ora più che mai, una massiccia partecipazione al Forum Sociale Mondiale è la risposta appropriata delle forze democratiche per costruire un mondo migliore, più giusto e libero, basato sulla coesistenza pacifica – ha scritto il comitato organizzativo nel comunicato diffuso immediatamente dopo. La risposta non si è fatta attendere e i rappresentanti delle migliaia di organizzazioni registrate sono già a Tunisi o in arrivo.
Il Forum Sociale Mondiale è dal 2001, anno in cui si svolse il primo incontro, a Porto Alegre, uno spazio aperto di incontro, dibattito e scambio tra movimenti sociali, realtà associative, comunità e popoli indigeni, organizzazioni popolari, sindacati, media indipendenti. Il Social Forum nacque in contrapposizione al Forum Economico Mondiale di Davos, per rimettere al centro delle discussioni e dell'attenzione una diversa prospettiva di modello economico e sociale, basati sul rispetto e la tutela integrale dei diritti contro ogni forma di discriminazione, su criteri di giustizia sociale ed ambientale, sulla redistribuzione economica e sulla partecipazione popolare.
Dal 2013 il Forum ha scelto di celebrarsi in Maghreb, per sostenere i processi di democratizzazione avviati in alcuni Paesi in seguito alle mobilitazioni delle Primavere arabe. Nel 2013, proprio a Tunisi, il Forum Sociale raccolse 50 mila persone, di oltre 5.000 organizzazioni provenienti da 127 paesi dei cinque continenti. Ma la partecipazione piu straordinaria e il contributo piu importante furono quelli di attivisti e blogger provenienti dalla Tunisia e da tutta la regione del Maghreb.
La Tunisia è la dimostrazione che esiste una terza via tra l’integralismo e l’autoritarismo e per questa ragione è sotto attacco. A due anni di distanza, le giornate del Forum Sociale di Tunisi hanno un significato ulteriore. Oltre ad essere un importantissimo momento di ascolto per capire dalle testimonianze degli attivisti dei Paesi arabi del Mediterraneo e del Medio Oriente le dinamiche che muovono il terrorismo di matrice islamica, il forum serve a lanciare un forte messaggio di sostegno alle popolazioni che, attraverso le loro battaglie sociali, ambientali e democratiche stanno costruendo alternative alle ingiustizie e alla violenza dei regimi.
Ai morti dell'attentato di mercoledì si uniscono le vittime delle guerre che stanno insanguinando la regione, come le vittime del traffico di esseri umani che sta rendendo il Mediterraneo un enorme cimitero solcato da vedette militari e barconi carichi di disperazione.
Partendo dal presupposto che non è attraverso la militarizzazione e la limitazione dei diritti ma attraverso un capillare lavoro di tipo culturale, unito all'allargamento della fruizione dei diritti e della libertà di espressione che si può contrastare il proliferare di fondamentalismi violenti, la massiccia presenza di attivisti, organizzazioni e giornalisti confluiti da tutto il mondo nonostante l'attentato che ha vilmente colpito la città e il suo popolo servirà a testimoniare e rafforzare il forte sostegno alle lotte civili e alle campagne nonviolente che in questi paesi hanno sfidato e continuano a sfidare dittature e totalitarismi.
Per l’Italia, tra le altre, sarà presente l’associazione “A Sud”.