Si chiama “Rete del lavoro agricolo di qualità” ed è una delle iniziative messe in campo dalle istituzioni – Inps e ministeri delle Politiche agricole e della Giustizia in prima fila – per contrastare soprattutto il caporalato e il lavoro nero nei campi. Dallo scorso primo settembre le aziende agricole interessate possono fare richiesta di adesione a questo organismo creato per rafforzare il contrasto ai fenomeni di irregolarità nel settore agricolo, nell'ambito del piano di interventi "Campolibero" (contenuto nel decreto legge 91/2014, convertito dalla legge 11 agosto 2014, n. 116).
Si tratta, in sostanza, di una “certificazione etica”, che permette alle aziende aderenti non solo di vantare piena legalità, cioè di essere in regola con il versamento dei contributi previdenziali e dei premi assicurativi, ma anche di non rientrare tra le imprese che prioritariamente devono essere sottoposte a controlli da parte degli ispettori del ministero del Lavoro, dell’Inps e dell’Inail, anche se su quest’ultimo punto non c’è piena chiarezza.
A poco più di un mese dalla partenza dell’iniziativa, sono però appena 300 (su un potenziale di 740mila, cioè quante sono le aziende agricole in Italia), le istanze di iscrizione alla “Rete del lavoro agricolo di qualità”. I primi dati sono stati resi noti al termine della riunione della Cabina di regia della Rete: 300 domande pervenute, 59 quelle esaminate. Di queste, 52 sono state ammesse mentre per le altre l’Inps sta istruendo le verifiche penali e amministrative, nonché quelle della Direzione territoriale del lavoro relative alla regolarità dell’attività. L’occasione è servita anche per evidenziare le tante problematiche tecniche e burocratiche ancora da superare.
Alla Rete, si ricorda, possono fare richiesta le aziende – comprese le cooperative sociali di tipo B – con rigidi requisiti sul piano morale. Cioè non debbono aver riportato condanne penali e non avere procedimenti penali in corso per violazioni della normativa in materia di lavoro e legislazione sociale e in materia di imposte sui redditi e sul valore aggiunto, ma anche che non siano state destinatarie, negli ultimi tre anni, di sanzioni amministrative definitive e in regola con il versamento dei contributi previdenziali e dei premi assicurativi.
Alla procedura si accede attraverso il sito www.inps.it. Il percorso telematico da seguire è il seguente: Servizi on line > Accedi ai servizi > Per tipologia di utente > Aziende, consulenti e professionisti > Agricoltura: domanda iscrizione alla rete del lavoro agricolo di qualità.
Le aziende potranno registrarsi ed essere valutate dalla Cabina di regia della Rete, che è presieduta dall’Inps: si tratta di uno strumento operativo che per la prima volta introduce un sistema di certificazione da parte dello Stato.
Della Cabina di regia fanno parte le organizzazioni sindacali, le organizzazioni professionali agricole, insieme a rappresentanti dei ministeri delle Politiche agricole, del Lavoro, dell'Economia e della Conferenza delle Regioni.
I compiti affidati alla Cabina di regia sono i seguenti: deliberare sulle domande di partecipazione alla Rete del lavoro agricolo di qualità, entro trenta giorni dalla presentazione delle stesse; escludere dalla Rete del lavoro agricolo di qualità tutte le imprese che dopo essersi iscritte perdono i requisiti per poterci rimanere; redigere e tenere aggiornato l’elenco delle imprese agricole che partecipano alla Rete, avendo cura di pubblicarlo sul sito internet dell’Inps; far giungere proposte al ministero del Lavoro e delle politiche sociali e al ministero delle Politiche agricole e forestali per quanto attiene rispettivamente la materia di lavoro e legislazione sociale riguardante il comparto agricolo.
“Serve l'impegno di tutti in questa battaglia, dai sindacati alle organizzazioni agricole, dall'industria alla grande distribuzione insieme alle istituzioni, per mettere alla porta chi sfrutta – sottolinea il ministro Martina. “Sono tanti i fronti sui quali bisogna intervenire contro questa piaga antica e inaccettabile, a partire dall'aggressione patrimoniale di chi usa i caporali, con mezzi simili a quelli che si utilizzano nel contrasto alla mafia come le confische dei beni”.
Mentre la Cabina di regia e al lavoro e gli enti partecipanti hanno deciso di predisporre una bozza di intervento per il contrasto al lavoro nero, sul piano locale la realtà è sempre più drammatica. In Puglia, ad esempio, dove il fenomeno del caporalato ha ripreso ritmi da anni Cinquanta, la Procura di Foggia s’è vista costretta a creare un pool costituito da due magistrati per indagare sul fenomeno e sulle connessioni tra caporali e criminalità mafiosa. Il pool, composto dai pubblici ministeri Dominga Petrilli e Francesco Diliso, sarà coordinato dal procuratore Leonardo Leone de Castris e avrà a disposizione trenta uomini della polizia giudiziaria. La zona più “attenzionata” è l’area di Cerignola, quella a maggiore vocazione agricola.
Nei giorni scorsi s’è svolta proprio in questa zona la manifestazione per ricordare Mamoudou Sare, il bracciante 37enne originario del Burkina Faso, ucciso a fucilate nelle campagne di Lucera lo scorso 21 settembre. Il suo compagno di sventura, Kadago Adam, uscito nei giorni scorsi dall’ospedale, dovrà convivere per tutta la vita con una cartuccia conficcata nel petto.