S’è svolto presso la sede dell’Accademia dei Georgofili a Firenze un’importante giornata di studio su “Agricoltura, genomica e prevenzione dei tumori”, con la partecipazione di molti autorevoli e illustri relatori provenienti dal mondo della ricerca italiana in campo medico, agricolo e zootecnico.
Le stime a venti anni della mortalità per cancro nel mondo sono purtroppo destinate a crescere.
L’impatto economico del fenomeno, tra costi diretti e indiretti, rischia di diventare insostenibile anche per i paesi a reddito medio-alto. I grandi progressi dell’oncologia e la disponibilità di nuovi farmaci che consentono significativi aumenti delle sopravvivenze ad altissimo costo, rischiano oltre tutto di approfondire le disuguaglianze sociali ed escludere milioni di persone da trattamenti potenzialmente risolutivi.
In questo quadro, l’attenzione delle politiche sanitarie di molti Stati si sta concentrando sempre di più sulla ricerca e sulla prevenzione primaria, grazie anche al fatto che le informazioni sul ruolo della genetica nella genesi del cancro sono cresciute in modo formidabile in pochi decenni: dalla scoperta degli oncogeni negli anni Ottanta al progetto ‘Genoma’ di fine millennio, per arrivare alle odierne nozioni di epigenetica.
Siamo ancora lontani dall’avere un quadro completo delle alterazioni dei geni e della modulazione della loro attività nelle cellule del cancro e, al riguardo, l’interazione ‘ambiente – geni’ sta divenendo un terreno di studi sempre più fertile. I fattori ambientali, tra i quali in primo piano gli inquinanti e la dieta, possono causare cambiamenti nella miscela di modificazioni epigenetiche e modificare di conseguenza cellule e tessuti. Tali modifiche potrebbero favorire la genesi del cancro ma potrebbero parimenti impedirla, ritardarla o determinarne una regressione.
Si chiama per l’esattezza “Fattore Mediterraneo” quello che gli scienziati stanno studiando, ovvero come la dieta mediterranea nel suo complesso e non un singolo ingrediente, può sviluppare nell’organismo umano modifiche epigenetiche che possono risultare protettive nei confronti del cancro. L’attenzione della ricerca negli ultimi anni si è dunque spostata dai microingredienti (ad esempio: flavonoidi) agli stili di vita.
Pertanto l’agricoltura, che condiziona massicciamente a livello planetario l’ambiente in cui viviamo e fornisce gli alimenti di cui ci nutriamo, può senza dubbio apportare un determinante contributo a questa prospettiva. E’ importante la collaborazione tra genetisti animali e genetisti vegetali per la produzione di alimenti funzionali alla salute umana.