Bene il riordino ma non l'eventuale accorpamento delle Corpo forestale nella Polizia: si andrebbe a "disperdere tutto, perché la Polizia non è culturalmente attrezzata per affrontare il reato ambientale".
Sono parole del capo del Corpo forestale dello Stato, Cesare Patrone, nel corso di un'audizione sulla delega P.A. in commissione Affari Costituzionali al Senato. Lo stesso avvisa che: "una riforma sbagliata creerebbe un danno irreversibile al nostro Paese".
Secondo Patrone, infatti, l'eventuale transito alla Polizia "comporterebbe delle questioni critiche": in particolare, "non sarebbe possibile proseguire nella gestione sostenibile delle 130 riserve naturali statali su terreni demaniali; si verrebbero a creare ulteriori duplicazioni tra carabinieri e polizia sul territorio; sarebbero necessari soldi per nuove uniformi; si perderebbero professionalità scientifiche e, se scompare il corpo forestale nelle regioni a statuto ordinario permane invece in quelle a statuto speciale".
Il capo della forestale davanti ai deputati ripropone la sua ricetta: "invece di passare da 5 a 4, passiamo da 100 a 1, mettendo insieme i soggetti che si occupano della stessa materia, partendo dall'accorpamento della polizia provinciale nella forestale".
Insomma per Patrone "oggi viviamo in una cultura che non va verso una polizia generalista, ma verso la specializzazione, come dimostrano i casi della Terra dei Fuochi e Xylella. Se non ci fosse un Corpo forestale in un paese come l'Italia – sottolinea – bisognerebbe inventarlo". Ecco perché, conclude, "diluirlo in qualcosa di più grande è un disastro culturale".
Con l'audizione di Patrone è quindi partita l'indagine conoscitiva sul ddl Madia. Si proseguirà con l'ascolto di esperti in materia di Pubblica Amministrazione. Poi sarà invece la volta dei sindacati, d'altra parte sono diversi i punti della riforma che toccano proprio il pubblico impiego.