Il mondo deve fronteggiare una situazione nuova ed inattesa. Il raccolto mondiale del grano scende a 775 milioni di tonnellate a causa di una serie di problematiche globali; cambiamenti climatici e guerra, che ha tagliato le semine in Ucraina e fatto balzare il costo dei fertilizzanti, con effetto sulle rese produttive a livello globale. È l’allarme sulla sicurezza alimentare globale lanciato dall’Onu e dal premier Draghi. Il risultato complessivo è la diminuzione delle scorte globali di grano che dovrebbero ammontare a 267 milioni di tonnellate, in calo per il secondo anno consecutivo e al livello più basso degli ultimi sei anni.
Contribuisce all’emergenza anche la decisione di Russia e Bielorussia di bloccare le esportazioni, fino al 31 agosto, dei fertilizzanti necessari in agricoltura per garantire la crescita delle colture. La Federazione Russa produce 50 milioni di tonnellate di fertilizzanti, circa il 15% dell'intera produzione mondiale, con l’Unione Europea che è tra i principali acquirenti e, in particolare, insieme alla Bielorussia dispone del 40% delle esportazioni mondiali di potassio, uno dei nutrienti essenziali.
I raccolti di grano sono in calo nei diversi continenti. In Marocco si stima la minore produzione dal 2007/08 a causa della siccità, in India il Governo ha bloccato le esportazioni per garantire adeguate forniture alla popolazione ma in difficoltà ci sono anche alcune aree degli Stati Uniti e della Cina, il secondo produttore mondiale. Anche in Europa il grande caldo sta colpendo Germania, Francia, Spagna e Italia con i raccolti stimati in calo, secondo le previsioni del dipartimento all’agricoltura degli Stati Uniti (Usda).
Questo occorre aggiungere quanto accade in Russia e Ucraina, che insieme costituiscono circa il 28% delle forniture mondiali di grano, in parte bloccati per la chiusura dei porti sul mar Nero che impediscono le esportazioni. L’impatto è drammatico su 36 paesi che dipendono da Mosca e Kiev per oltre la metà delle importazioni di grano, quali Libano, Siria, Yemen, Somalia e Repubblica democratica del Congo, secondo la Fao.
Le difficoltà nella produzione e nel commercio stanno alimentando l’interesse della speculazione sul mercato delle materie prime agricole. Non solo metalli preziosi, come l’oro, anche prodotti agricoli per i quali le quotazioni dipendono sempre meno dall’andamento reale della domanda e dell’offerta e sempre più dai movimenti finanziari e dalle strategie di mercato.