La modifica del Codice della Strada ha iscritto tra i mezzi d'epoca anche le macchine agricole con più di quarant'anni, con relativo albo. Tra le preoccupazioni c'è quella che la disciplina dei veicoli di interesse storico e collezionistico si trasformi in una scappatoia per evitare di sottoporle a revisione obbligatoria e ai relativi controlli di sicurezza.
Il gruppo di lavoro costituito con finalità consultiva per i ministeri dei Trasporti e dell'Agricoltura, onde fornire supporto alla predisposizione delle modalità di esecuzione della revisione, non si riunisce dal febbraio 2020.
Intanto sono state individuate solo le linee guida riguardanti gli elementi da controllare durante la revisione: freni, sterzo e volante, visibilità, luci e circuito elettrico, assi, ruote e pneumatici, telaio ed elementi ad esso fissati, altri equipaggiamenti come cinture di sicurezza, estintori, triangolo e altro, effetti nocivi come i rumori, i gas di scarico e i disturbi radio, l'identificazione del veicolo a mezzo di targa e telaio e, infine, controlli supplementari riguardanti i vetri, il riscaldamento, l'aerazione in cabina e altro.
Poche settimane fa, è stato presentato a Montecitorio un ordine del giorno per promuovere lo sblocco del decreto attuativo. "La revisione è il mezzo più certo per verificare la conformità dei trattori ai requisiti di sicurezza richiesti dalla legge, in grado di porre un argine al fenomeno infortunistico – ha spiegato l’on. Gallinella, presidente commissione agricoltura alla Camera – La revisione costerà circa 80 Euro mentre i centri abilitati potrebbero essere 500".
Ma la revisione è così importante? Gli infortuni registrati sul suolo italiano in agricoltura sono stati ben 26.659 nel 2020, di cui 124 mortali, la maggior parte dovuti all'uso del trattore. In questo senso, vale anche la pena tenere conto dei risultati ottenuti in Germania e Austria, per esempio, dove la revisione ha portato a un adeguamento del parco macchine e gli infortuni mortali per ribaltamento del trattore sono passati da 181 nel 1969 a nove nel 2010 in Germania, da cento nel 1970 a sette nel 2010 in Austria.
Stando a quanto riferito da Federacma, la Federazione italiana delle associazioni nazionali dei commercianti macchine agricole, probabilmente si giungerà a breve allo sblocco del famoso decreto attuativo.
Nel frattempo, il ministro Patuanelli, mette l'accento su "un parco macchine che sconta il passare degli anni. Se è vero -sottolinea il ministro- che oltre 700.000 macchine operatrici su un totale circolante di 2 milioni circa, sono state immatricolate prima del 1983, è necessario lavorare sulla sostituzione del parco macchine".
La progettualità che il ministro mette in campo riguarda i fondi del Pnrr: sul tavolo ci sono 500 milioni di Euro, di cui 400 milioni destinati alla meccanizzazione agricola per agevolare il ricambio del parco macchine nazionale. "La misura, il cui tema è, oltre al minor impatto ambientale, la sicurezza sul lavoro, sarà gestita tramite l'Inail sul modello dei bandi Isi ma senza il Click Day" ha poi specificato Patuanelli.