Brutte, anzi disastrose, notizie dalle risaie. All’andamento climatico bizzarro e crudele si è aggiunta la crescita esponenziale dei costi di produzione per effetto dei rincari nei prezzi dei carburanti e mezzi tecnici, fertilizzanti in primo luogo, e la combinazione ha fatto crollare la produzione italiana di riso 2021 tra il 20 e il 25%.
Produttori e filiera chiedono al ministro di individuare misure che possano salvaguardare un settore che vede l’Italia leader in Europa.
Un dannoso incremento dei costi
Gli aumenti dei costi di produzione stanno mettendo in serio pericolo l'intero comparto risicolo nazionale e l'economia di un settore che con 226.800 ettari coltivati quest’anno e 4mila aziende agricole, che raccolgono 1,50 milioni di tonnellate di risone all’anno, rappresenta circa il 50% dell’intera produzione Ue, con una gamma varietale unica e fra le migliori del mondo e una qualità del prodotto che si è confermata ottima nonostante i problemi causati dal maltempo.
Clausola in scadenza
Preoccupa anche il fatto che a breve (il 18 gennaio prossimo) scadrà la clausola di salvaguardia, la misura della Commissione Europea che ha eliminato la facilitazione del dazio zero sull’import di riso indica dalla Cambogia e dal Myanmar nell’ambito del regime Eba (tutto tranne le armi). Facilitazioni che, peraltro, sono state sospese solo per la varietà di riso indica, mentre per la japonica hanno continuato a rimanere attive, nonostante le violenze verificatesi nel Myanmar in seguito al golpe militare. In pericolo non sarebbe solo l’economia e l’occupazione per oltre diecimila famiglie tra dipendenti e imprenditori impegnati nell’intera filiera ma anche la tutela dell’ambiente e della biodiversità.
Varietà nazionali da proteggere
Sono 200 le varietà iscritte nel registro nazionale, dal vero Carnaroli, con elevati contenuto di amido e consistenza, spesso chiamato “re dei risi”, all’Arborio dai chicchi grandi e perlati che aumentano di volume durante la cottura fino al Vialone Nano, il primo riso ad avere in Europa il riconoscimento come IGP – Indicazione Geografica Protetta, passando per il Roma e il Baldo che hanno fatto la storia della risicoltura italiana.