Ci sono voluti diversi anni per mettere insieme i pezzi. Secondo lo studio pubblicato su Environmental Research Letters di luglio, la produzione di tartufi, nell’Europa mediterranea, risente della quantità di pioggia caduta nel corso dell'estate precedente al raccolto. Sul Mediterraneo occidentale le precipitazioni estive sono cambiate fortemente nel corso degli ultimi 40 anni, con siccità estive sempre più intense e temperature in aumento. Tutto ciò aumenta lo stress sul sistema naturale di cui i tartufi hanno bisogno per sopravvivere.
I tartufi valgono molti soldi: in parte, questo si spiega col fatto che sono funghi particolarmente schizzinosi. Alcune varietà non possono essere coltivate in alcun modo. Altri tipi, come il più comune tartufo nero Perigord, possono invece essere coltivati, seppure con qualche imperfezione.
Crescono sottoterra, di solito abbracciati alla sottile rete delle radici degli alberi di quercia, in una speciale simbiosi. Con l'intensificarsi delle attività agricole lungo tutto il continente, le antiche foreste di querce sono state – in molti casi – distrutte, causando la perdita dei tartufi che vi si associavano. Diversi agricoltori hanno installato sistemi di irrigazione per mantenere gli alberi in salute durante le estati calde e secche dell'Europa meridionale. Altri hanno sperimentato, introducendo un'ampia biodiversità nei loro boschi, altri ancora hanno provato diverse tecniche di inoculazione. Ma nonostante tutto, ogni anno il raccolto è una scommessa. Uno dei possibili fattori di stress, secondo agricoltori e scienziati, è il cambiamento climatico.
Gli scienziati-osservatori hanno assistito a un'ampia gamma di condizioni meteo: primavere piovose; estati calde con qualche spruzzatina di pioggia, inverni miti. In alcuni anni è andata bene e il raccolto è stato abbondante. Altre volte, però, non è andata altrettanto bene. Soprattutto quando le estati erano lunghe, calde e siccitose. E a un certo punto si è notato che le estati estreme sono diventate via via sempre più comuni in alcune parti dell'Europa meridionale tra gli anni Settanta e i primi anni Duemila. E che coincidevano con gli anni in cui il raccolto di tartufi era particolarmente scarso.
Non erano le temperature ad essere decisive, piuttosto la quantità di pioggia caduta nel corso dell'estate precedente all'inverno di raccolta. Il caldo sembrava peggiorare la situazione, dal momento che le temperature più alte aumentavano lo stress idrico degli alberi. Ma dagli anni Novanta in poi, la pioggia è stato il fattore più importante. I climatologi prevedono che i periodi siccitosi si intensificheranno ancora, mano a mano che il pianeta si riscalderà. E’ opinione diffusa, dunque, tra gli addetti ai lavori, che sarà un futuro molto difficile per i tartufi.