Una nuova stella brilla nel firmamento delle organizzazioni datoriali italiane; #Aepi, l’Associazione europea dei professionisti e delle imprese, è stata presentata ier pomeriggio nella Protomoteca del Campidoglio, a Roma. L’organizzazione “non intende creare una nuova sigla, ma un nuovo metodo”, le parole del presidente, il pugliese Mino Dinoi.
La nascita di #Aepi è un risultato egregio per tutto l’associazionismo italiano. Dare i natali a una confederazione di 25 sigle diverse significa lanciare un messaggio forte e chiaro; uniti si può, uniti si vince. E si possono fornire servizi migliori. “Anche il mondo della rappresentanza degli interessi deve imparare a uscire dal proprio orticello”, le parole precise del numero uno.
Gli obiettivi sono molteplici; da un lato, come è ovvio, la rappresentanza di interessi professionali e di categoria. Dall’altro, l’ambizione di “riattivare i canali di collegamento con la società, in un momento in cui la politica è in forte crisi”. Ed i presupposti sembrano esserci tutti. #Aepi nasce forte, in rappresentanza di 230.000 aziende, oltre 3.000 tra professionisti e manager, più di 20 membri nei consigli delle Camere di Commercio, 24 tra enti bilaterali e organismi paritetici e ben 98 contratti collettivi di lavoro sottoscritti, con presenza certa in tutte le province.
“Il programma della Confederazione “#Aepi è assolutamente in linea con i nostri intenti”, secondo Mario Serpillo, presidente nazionale dell’Unione Coltivatori Italiani, che fa parte delle sigle partecipanti al progetto. “Intendiamo perseguire la via della sburocratizzazione amministrativa, assicurare il lancio dell’industria 4.0, proteggere la nostra produzione ed li nostro patrimonio agroalimentare, garantire la reale tutela del made in Italy e andare verso l’innovazione tecnologica in azienda, per questo abbiamo appoggiato con entusiasmo l’iniziativa ”.
#Aepi crede nella propria mission e sta portando avanti due proposte di legge di iniziativa popolare, una per chiedere la creazione del Ministero del Made in Italy, l’altra per seguire la via della semplificazione amministrativa. #Aepi intende essere un modello per fare impresa ma anche per costituire un nuovo modo di essere cittadinanza, e l’Uci può certamente portare in dote la propria Storia, fatta di riformismo, di vicinanza al mondo produttivo e forte di un modello sociale inclusivo, mutuato dal mondo rurale.
“Proprio per ottemperare all’ambiziosa mission che ci siamo dati, abbiamo messo a disposizione di #Aepi l’accesso alle nostre strutture dei servizi, il Caf Uci, il Patronato Enac, il Caa Agri Servizi ed Unicolf”, ha concluso il presidente Serpillo.