La settimana scorsa soprattutto nel nostro Emisfero, abbiamo avuto temperature di gran lunga sopra la media. La cosa non è sfuggita al Washington Post, che ha segnalato il dato pubblicando una mappa molto eloquente di quanto sia avvenuto. Essa contiene il risultato della simulazione delle temperature massime nel mondo, fatta dal modello meteorologico globale americano GFS (fonte: University of Maine Climate Reanalyzer).
I dati registrati nelle varie località del mondo in quella giornata e nei giorni immediatamente successivi, hanno fatto saltare vari record in diverse località: Canada, Armenia, Siberia, Irlanda, Scozia, Medio Oriente hanno sperimentato temperature molto al di sopra della loro media, spesso a causa di situazioni anticicloniche.
Anche se nessun singolo record, da solo, può essere attribuito al riscaldamento globale, in quanto ogni valore termico registrato in un singolo giorno è il risultato di una particolare configurazione meteorologica e non del cambiamento climatico, la maggiore frequenza temporale e l'incremento dell'intensità dei record sono collettivamente coerenti con il tipo di estremi che ci aspettiamo di veder aumentare in un mondo surriscaldato dagli effetti dei cambiamenti del clima.
Nel prossimo futuro dovremo aspettarci più ondate di calore, e spesso con intensità maggiore rispetto a quelle attuali, e questo in ogni stagione dell'anno (ma ovviamente gli effetti più critici riguarderanno la stagione estiva, anche se situazioni prolungate di temperatura maggiore della media e carenza di precipitazioni possono avere effetti rilevanti sull'agricoltura, contribuendo alle siccità).
L'umidità è un problema
Dal momento che, quando le temperature sono maggiori, aumenta anche il contenuto di vapore acqueo che l'aria può contenere, grazie alla maggiore evapotraspirazione dal suolo e dalla superficie degli oceani, anche il tasso dell'umidità è in crescita. Un buon modo di vedere gli effetti combinati di temperatura e umidità è di guardare la temperatura di bulbo bagnato, che è la temperatura registrata da un termometro col bulbo avvolto da una garza inumidita, e la cui misura risente del tasso di evaporazione (il quale poi risente dell'umidità dell'aria).
Ricordiamo che esiste una sorta di limite di sopravvivenza per quest'ultima grandezza: se la temperatura di bulbo bagnato dovesse superare i 35 °C, infatti, la sudorazione non riuscirebbe a compensare il surriscaldamento e gli esseri umani non potrebbero sopravvivere.
Città di fuoco
Le città, grazie alle emissioni di aria surriscaldata per effetto del calore intrappolato dalle pareti di edifici e dalle strade, sono luoghi deputati a riscaldamenti maggiori rispetto alle aree vegetate (come il ben noto effetto di isola di calore), e paradossalmente risultano anche luoghi umidi proprio a causa delle temperature elevate e dello scarso ricambio d'aria nelle situazioni anticicloniche (in cui la ventilazione è modesta).
La situazione è paradossale in quanto l'umidità dell'aria a ridosso del suolo diventa alta e contribuisce al degrado delle condizioni psicofisiche, ma contemporaneamente la piovosità può risultare inferiore alla norma nelle situazioni anticicloniche.
D'estate, la brevità delle notti è un altro fattore che fa sì che spesso, in situazioni anticicloniche, molti record di temperatura siano raggiunti anche nelle ore notturne, vanificando l'effetto della radiazione solare assente.
Come detto, le simulazioni dei modelli climatici prospettano più ondate di calore con estremi più intensi rispetto a oggi. Una situazione preoccupante che dovrebbe spingerci sempre di più alla mitigazione, per quanto possibile, dei cambiamenti climatici, in modo da limitarne gli effetti futuri, ed all'adozione di misure di adattamento, onde cercare di minimizzare le conseguenze del cambiamento ormai già in atto da almeno un trentennio.