Agricoltura e produzione di cibo da una parte. Migrazioni dall’altra, due realtà che si intrecciano. I temi sono al centro del lavoro del Parlamento e della Commissione Europea. L’agricoltura, con la PAC in discussione in questi giorni (per un valore di circa 50 miliardi di euro, ossia 40% del totale del budget UE), da un lato. Il fenomeno migratorio, che coinvolge tutto il mondo e a cui guardiamo con attenzione nel Bacino del Mediterraneo, dall’altro. Perché degli oltre 257 milioni di persone che migrano nel mondo, sono poco meno di 35 milioni (13,5% del totale di chi emigra) quelli che si spostano verso l’area del Mediterraneo, mentre oltre 38 milioni di abitanti (14,9% del totale) lasciano questa zona[1] e lo fanno soprattutto a causa dell’insicurezza alimentare (sono l’1,9% della popolazione che si sposta rispetto allo 0,4% che lo fa per fuggire da ogni anno di guerra aggiuntivo[2]). Tra le cause principali di quella insicurezza alimentare ci sono i cambiamenti climatici, che rendono impossibile la produzione di cibo e che sono generati soprattutto dal modo in cui produciamo quello stesso cibo in altre parti del mondo[3]. L'agricoltura europea, in particolare, causa oltre il 10% delle emissioni totali di gas a effetto serra nell'UE-28, con un contributo che sale al 20-35% se si considera l'intero settore alimentare[4]. Ecco allora che questa fase politica a livello europeo, che prevede la discussione della nuova PAC (Politica Agricola Comune), rappresenta un momento strategico per intervenire sul modo in cui produciamo il cibo e impattiamo sull’ambiente, provando indirettamente a influenzare anche il processo migratorio. Di questi temi si discute al 9° Forum Internazionale su Alimentazione e Nutrizione, organizzato dal BarillaCenter for Food & Nutrition (BCFN), che per la prima volta triplica il suo impegno, aggiungendo all’appuntamento di Milano (27 e 28 novembre) quelli di Bruxelles e New York (28 settembre).
“Crediamo che l'Unione Europea, con il suo patrimonio e le sue competenze nel settore alimentare, possa e debba fare di più per raggiungere un futuro alimentare sostenibile per tutti. Abbiamo 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile da centrare entro il 2030 e il cibo e il modo in cui lo produciamo giocheranno un ruolo fondamentale per riuscirci. Per questo motivo, riteniamo che l'UE debba passare da una Politica Agricola Comune – orientata all'aumento della produzione – a una Politica Agroalimentare Comune che includa obiettivi di rendimento per la nutrizione e la salute. Le decisioni che verranno prese in quest’ottica avranno ripercussioni future sull’ambiente e potranno cambiare – o almeno influenzare – anche i flussi migratori. Questo cambiamento epocale passa da tanti fattori, uno di questo sono i giovani e le donne, portatori da sempre di valori di cambiamento. Purtroppo, solo il 6% del totale degli agricoltori in Europa ha meno di 35 anni, mentre meno di 1/3 degli agricoltori più anziani è donna. La nuova PAC dovrà tener conto di questi elementi per essere pensata in un’ottica innovativa”, ha spiegato Paolo Barilla, Vice Presidente di BCFN. Le nuove sfide impongono non solo a livello di Europa, ma anche di singoli Paesi, interventi mirati. Che tengano conto sia delle scelte positive fatte negli anni che di quelle ancora da compiere. In questo senso un ruolo strategico potrà giocarlo anche il Food Sustainability Index, l’indice sviluppato da BCFN con The Economist Intelligence Unit, che analizza la sostenibilità del sistema alimentare di 34 Paesi rappresentanti l’87% del PIL globale e 2/3 della popolazione mondiale.
LA ROAD MAP DI BCFN PER UNA NUOVA POLITICA AGROALIMENTARE EUROPEA
La Fondazione Barilla, nell’ottica di offrire un contributo ai dibattiti in corso su PAC e migrazioni, intende offrire alcune raccomandazioni e proporre alcune soluzioni ai decisori politici e agli stakeholders internazionali impegnati in queste fondamentali sfide. Una vera e propria “road map” fatta di proposte e iniziative concrete:
1. Costruire una politica agro-alimentare sostenibile
Serve passare da una “Politica Agricola Comune” a una “Politica Agroalimentare Comune”, per dar vita a un approccio integrato al cibo che guardi anche agli aspetti di salute, nutrizione e sostenibilità; serve allargare la partecipazione di giovani e donne nel sistema agroalimentare, per dar vita a un tessuto un tessuto rurale attivo, innovativo e sostenibile; serve identificare le best practice e monitorarne i progressi, e in questo può giocare un ruolo importante un indice che tenga conto di questi fattori, come nel caso del FSI.
Per riuscire in questa sfida, BCFN – sulla scia del panel intergovernativo sul clima che ha portato a COP21 e agli accordi di Parigi – si fa promotore della formazione di un “Gruppo Intergovernativo su Alimentazione e Nutrizione”, per sfruttare il potenziale di un dialogo multidisciplinare su cibo, nutrizione e ambiente necessario a un approccio globale che, ad oggi, manca.
2. Costruire un modello mediterraneo di sviluppo rurale
Per centrare questo obiettivo sarà necessario integrare, nelle politiche agroalimentari e di sviluppo, interventi che tengano conto delle specificità territoriali, magari accorpando politiche simili per i Paesi del Bacino Mediterraneo e differenziandole da quelle dei Paesi Baltici, che hanno esigenze diverse; servirà dedicare finanziamenti adeguati allo sviluppo rurale sostenibile, perché l'UE dovrebbe continuare a investire nello sviluppo economico e umano dei Paesi di origine, nell'istruzione, nella ricerca e nell'innovazione, nonché nello sviluppo di filiere agroalimentari sostenibili.
Per sostenere queste proposte, BCFN si impegna a produrre contenuti, studi e ricerche con l'obiettivo di sviluppare sistemi agroalimentari sostenibili che proteggano l'ambiente, consentano lo sviluppo rurale nella regione mediterranea e aiutino a trovare soluzioni concrete alle cause di migrazione legate al cibo.
3. Dare vita a politiche agroalimentari e di sviluppo rurale per una migrazione sostenibile
Le migrazioni rappresentano un fenomeno che tocca aspetti legati allo sviluppo sociale, all’economia e all’ambiente e per questo istituzioni e politica sono chiamate a rispondere alle sfide a esso connesse. Una vera e propria opportunità per ampliare gli orientamenti dell'UE e adottare un approccio olistico in grado di bilanciare l’integrazione nei Paesi di destinazione con la necessità di supportare in loco queste realtà con azioni concrete, anche nel campo della sostenibilità agroalimentare; al tempo stesso, servirà agire a breve termine, ma anche pensare a lungo termine, evitando un approccio migratorio basato sulla crisi a favore della costruzione di un approccio di partenariato; sensibilizzare contro lo sfruttamento illegale dei migranti nell'agricoltura dell'UE.
BCFN si impegna a utilizzare i suoi canali di comunicazione per creare consapevolezza sul tema della nutrizione e dell’alimentazione, coinvolgendo i governi, le persone e le generazioni future. Lo farà presentando il Food Sustainability Index, come strumento di riferimento per guidare l'azione dei responsabili politici a livello globale, regionale e nazionale; facendo conoscere agli studenti universitari e ai giovani professionisti il MOOC[5] sui “Sistemi alimentari sostenibili: una prospettiva mediterranea” per integrare possibili azioni sostenibili e coinvolgendo i giovani in prima persona attraverso l’iniziativa BCFN YES! (Young Earth Solutions), che contribuisce al finanziamento dei progetti che, nel concreto, possono rendere più sostenibile il nostro sistema agroalimentare
[1] ONU – UNDESA, Dipartimento delle Nazioni Unite per gli Affari Economici e Sociali
[2] United Nations World Food Programme: https://www.wfp.org/news/news-release/new-wfp-report-finds-food-insecurity-accelerates-global-migration
[3] MacroGeo, “Food & Migration. Understanding the geopolitical nexus in the Euro-Mediterranean”
[4] https://ec.europa.eu/agriculture/sites/agriculture/files/future-of-cap/future_of_food_and_farming_communication_en.pdf
[5] (Massive Open Online Course)