Sardegna a gonfie vele verso la Cina. I dati riferiscono di 12 milioni di beni esportati in Cina tra marzo 2022 e marzo 2023. I numeri certificano vendite di prodotti agroalimentari, legno, minerali, bevande, prodotti siderurgici e agricoli e derivati del tessile e della chimica in aumento del 16,9% rispetto alle rilevazioni dello scorso anno, quando il controvalore dei beni venduti a Pechino e Shanghai arrivarono a 10milioni e 264mila. Dati ancora più importanti se si prendono in considerazione le esportazioni del 2017 che superavano di poco il milione e mezzo (1 milione e 600mila).
Sono qualità dei prodotti e sicurezza alimentare, le richieste del mercato cinese, tutte caratteristiche proprie del made in Sardegna e Italy e della cultura alimentare. Il problema, però, sta nella capacità delle nostre aziende di saper conquistare queste piazze commerciali, lontane ma ricche di opportunità. Una sfida spesso difficile per le piccole imprese italiane. I prodotti sardi più richiesti in Cina sono: alimentari (46,3% dell’export totale); legno e prodotti in legno e sughero (esclusi i mobili); articoli in paglia e materiali da intreccio (20,3%); prodotti chimici (11,3%).
L‘export dei prodotti a maggior concentrazione di Mpi – alimentari, tessile, abbigliamento, calzature, metalli, legno, mobili e altre manifatture – verso la Cina ammonta nell’ultimo anno a 8,5 milioni di euro, pari all’83% dell’export manifatturiero totale. Durante questi mesi l’export dei manufatti dei settori di Mpi è rimasto inferiore dell’8,5% rispetto al valore dell’export registrato nello stesso periodo del 2019 (anno pre-crisi).
L’export non riguarda solo i prodotti, ma anche il turismo e l’industria culturale. La promozione della cultura sarda in Cina attraverso eventi culturali e il turismo può creare opportunità uniche per lo sviluppo economico e la promozione della regione.