Gli Stati membri delle Nazioni Unite hanno finalmente raggiunto un accordo per proteggere gli Oceani su scala mondiale. L'intesa, raggiunta grazia alla collaborazione fra Unione europea, Stati Uniti, Gran Bretagna e Cina, stabilisce la protezione di un terzo dei mari entro il 2030, come previsto dalla Conferenza dell'Onu sulla biodiversità. Si è deciso di istituire zone marine protette e si è prevista una conferenza delle parti (Cop) per discutere di biodiversità e governance. Ci sembra un evento epocale poiché finora nessun governo si è assunto la responsabilità della protezione e della gestione delle risorse dell’Alto Mare. Secondo gli esperti, tra il 10% e il 15% delle specie marine è già a rischio estinzione.
Accordo, le reazioni degli ambientalisti
Greenpeace ha esternato ampia soddisfazione: «dopo quasi venti anni di negoziato, gli Stati Membri delle Nazioni Unite hanno finalmente concordato un Trattato Globale sugli Oceani. Questo trattato è una vittoria monumentale per la protezione degli Oceani e un segnale importante del fatto che il multilateralismo funziona ancora, in un mondo sempre più diviso».
Il Trattato Globale sugli Oceani dà una possibilità concreta all’obiettivo 30×30: proteggere il 30 percento degli oceani entro il 2030. Il testo licenziato presenta comunque dei punti critici e adesso è compito dei governi ratificare al più presto il trattato e quindi metterlo in pratica in modo rapido, efficace ed equo.
Siamo dunque di fronte ad un momento storico per la protezione della natura e degli Oceani. “Ed è anche un segnale che in un mondo sempre più diviso, la protezione della natura e delle persone può trionfare sui calcoli della geopolitica», ha dichiara ancora Greenpeace.