Anche quest’anno la raccolta delle olive ha vissuto momenti di particolare difficoltà. Poiché da Puglia, Calabria e Sicilia proviene circa l’80% della produzione nazionale, ai problemi produttivi di tali regioni corrispondono necessariamente difficoltà per l’intera Penisola.
Sud e isole, i livelli di produzione
La Puglia ha realizzato meno del 50% di un’annata media; leggermente più fortunata la zona Nord della regione. Si è iniziato con fioriture rovinate da un caldo eccessivo, a cui è seguita una siccità che aveva già radici nell’inverno precedente. Le piogge arrivate nel periodo della raccolta o poco prima, visto le alte temperature, hanno favorito la mosca olearia, rimasta inattiva d’estate per il gran caldo. Ci sono state dunque molte olive rovinate, la maggior parte caduta a terra. Nella parte ionica della Calabria diversi frantoi non hanno nemmeno aperto. Lo stesso è accaduto in Basilicata. La Sicilia ha raccolto a macchia di leopardo nella zona orientale, mentre per quella occidentale, con le province di Trapani e di Messina, ha ottenuto quantitativi nella media in quasi tutti i territori. In Sardegna hanno avuto buona sorte le fasce del Centro-sud, dell’Ovest e del Nord-ovest. La parte orientale ha raccolto l’80% di meno. Il motivo potrebbe essere stato lo scirocco, vento caldo e umido che, arrivato in tempo di fioritura, non ha favorito l’impollinazione In Molise e in Abruzzo, visti i quantitativi limitati di olive, la raccolta è durata un mese meno rispetto alla media. La Campania, specie nel Beneventano, ha sofferto anch’essa di fioritura rovinata dal gran caldo e dagli attacchi di mosca che si sono però fermati, permettendo di raccogliere parte del prodotto in buone condizioni. La distribuzione delle perdite è a macchia di leopardo, con punte del 40%.
Al Centro, perdite contenute e qualche sorpresa
Nel Lazio, se buona parte della Sabina (provincia di Rieti) ha raccolto meno del 50%, la Tuscia (provincia di Viterbo) è riuscita ad avere quantitativi nella media, complici alcune sporadiche piogge tra agosto e settembre. La Toscana, sia come quantità, che come qualità di olive, ha ottenuto un risultato soddisfacente. La zona del Grossetano è quella che ha dovuto combattere con la mosca più delle altre.
Anche in Umbria e nelle Marche, come in Abruzzo, la campagna olearia è durata poco: da due a tre settimane. La raccolta con pochi frutti è stata veloce. All’incirca il 30% di meno rispetto a un’annata media. Nelle Marche c’è chi non ha avuto problemi, pur con quantitativi più contenuti, specie nella zona di Petritoli (provincia di Fermo), e c’è chi ha scelto di lavorare le olive ancora verdi, per tutelarsi da eventuali sorprese.
Il riscatto del Nord
La campagna precedente aveva penalizzato il Nord, che invece quest’anno ha raccolto molto bene. L’Emilia Romagna si è portata nei frantoi quasi il doppio delle olive dell’anno scorso, pur avendo dovuto superare la siccità che, d’altro canto, ha fermato gli attacchi della mosca olearia.
Meno fortunata la Liguria, specie quella di Ponente, che ha dovuto abbandonare fino al 60% delle olive attaccate dalla mosca. Il Levante ha avuto meno problemi, ma ha raccolto comunque quantitativi limitati. Il Veneto e la Lombardia sono riusciti a realizzare una produzione nella media.