ROMA – “Scenari e prospettive della Comunità del Mediterraneo”, il tema del dibattito apertosi oggi presso il Centro Congressi “Capranichetta” di Montecitorio. Dibattito che ha coinvolto Mario Serpillo, presidente della Confederazione Mediterranea per l’Agricoltura. L’Istituto Mediterraneo per l’Asia e l’Africa (ISMAA), promotore della Conferenza, ha gettato le basi della riflessione sulle principali problematiche che aggrediscono il “Mare di mezzo”, alla presenza di importanti figure del panorama politico, quali l’Onorevole Ugo Intini, già Viceministro degli Affari Esteri, l’Onorevole Bobo Craxi e l’Ambasciatore Diego Brasioli, Direttore Generale Nord Africa e Medio Oriente presso il Ministero degli Affari Esteri. Il Segretario Generale ISMAA, Dott. Antonio Loche, e il Vicepresidente Maurizio Barnaba hanno presieduto il Convegno in parallelo con personalità del mondo diplomatico e culturale: l’Ambasciatore degli Emirati Arabi Uniti, Sager Nasser Al Raisi, Mammad Ahmadzada, rappresentante dell’Ambasciata dell’Azerbaijan in italia, Moez Sinaoui, Amb.re Tunisia in Italia e la Prof.ssa Valeria Piacentini, Docente dell’Università Cattolica di Milano.
MARIO SERPILLO: SOLUZIONI LUNGIMIRANTI E CONCRETE – A prestare la voce alle tematiche socio-economiche presenti nel sistema agroalimentare nelle aree del Mediterraneo il Presidente Serpillo, il quale ha posto l’accento sulla necessità di soluzioni lungimiranti e concrete, atte al rilancio dell’area tutta. L’attenzione di Serpillo si è concentrata sul tema della “Persona” e del rispetto dei diritti di quest’ultima, spesso schiacciati dagli interessi di business. L’invito è a riflettere sui drammi in cui le popolazioni di quest’area strategica vivono, e che hanno determinato un mutamento delle sembianze del “mare cerniera tra nord e sud del mondo” da canale di sviluppo a epicentro delle gravi tensioni geopolitiche e di un neo-colonialismo aggressivo e selvaggio.
“Nel ventunesimo secolo il 4% (per sessantasei milioni di ettari) dell’intero territorio agricolo coltivato nel mondo è di fatto nelle mani di una micidiale macchina dello sfruttamento che punta al controllo totale dell’Africa” ha spiegato il Presidente della Confederazione Mediterranea per l’Agricoltura. “Il cibo è la più fedele cartina al tornasole che permette di comprendere le grandi contraddizioni del processo di globalizzazione” ha aggiunto Serpillo, “rendendo chiara la dinamica per cui, facendo perno su “l’oro blu”, l’acqua, risorsa particolarmente scarsa in Paesi come l’Africa, si stanno ponendo in essere aggressive politiche di conquista dei territori. L’acqua è indispensabile per il settore dell’agricoltura e per la produzione del fabbisogno alimentare mondiale; una riserva che, stando alle attuali stime, finirà nel lungo periodo per costare più del petrolio”.
GLI OBIETTIVI GEOSTRATEGICI – È quindi nel cibo che vanno ricercati gli obiettivi geostrategici che si stanno delineando. Si pensi che “dal 2006 sono stati venduti circa 20 milioni di ettari di terra, di cui 9 milioni in Africa, e destinati in parte ai biocarburanti. Superfici che avrebbero potuto costituire una rilevante risorsa per lo sviluppo di prodotti alimentari e che al contrario sono stati sottratti, quali spazi vitali, a milioni di africani costretti a fuggire altrove, incontrando spesso schiavitù e morte. Non si può permettere che” il Mediterraneo da mare di vita si trasformi in mare di morte” ha affermato ancora Serpillo, chiudendo l’intervento, soffermandosi sul fenomeno del “ Land Grabbing” e su come, per effetto di uno sfruttamento sconsiderato per la produzione di biocarburanti, i tempi di disintossicazione del pianeta si stiano allungando.
Il principale “alert” del Presidente consiste dunque nell’adozione di politiche che contemplino un minor tasso di speculazione selvaggia, grazie alla cooperazione della comunità internazionale; non può diventare camicia di Nesso della dimensione etica.
Una dimensione fondamentale, che trae le proprie radici dal concetto di democrazia, come esposto anche da Sergio Divina, Membro delegazione Parlamentare italiana presso l’OSCE, e dall’Onorevole Bobo Craxi, il quale ha fatto presente che montagne di danaro investite in questi paesi non possono sopperire alla mancanza di uno sviluppo sostenibile e della redistribuzione della ricchezza.
E’ necessaria una “diplomazia allargata”, come ha suggerito il Direttore Centrale delle relazioni diplomatiche col Nord Africa e col Medio Oriente del Ministero degli Affari Esteri, Diego Brasioli, che guardi all’assetto politico, economico e sociale. Il ruolo dell’Italia, in questo senso, potrebbe essere di fondamentale importanza, come espresso tra l’altro dagli Ambasciatori in Italia di Azerbaijan ed Emirati Arabi Uniti. I rapporti tra il nostro Paese e questi territori si sono difatti rafforzati nel corso degli ultimi anni e, accanto a loro e ad altri Stati quali la Tunisia, l’Italia intende supportare un cambiamento che porti ad una reale collaborazione socio-economica, ovvero all’obiettivo di mettere al centro dei rapporti nell’area del Mediterraneo la promozione dell’uomo e dello sviluppo sostenibile per salvaguardare il futuro del pianeta al servizio delle generazioni future.