La fine della programmazione dell’attuale Pac sembra lontana, ma il 2020 è dietro l’angolo. E, essendo una politica di vitale importanza che interessa tutti, la natura di compromesso sembra scontata anche questa volta. Ecco perché si comincia a pensare alla futura pac. La riflessione sul futuro del bilancio Ue, evidenziata dal commissario (al bilancio) Gunther Oettinger e dalla commissaria alle politiche di coesione, Corina Cretu, senz’altro allarma i produttori europei. Perché ci sono meno risorse e nuove priorità e questo, quasi sicuramente, comporterà la riduzione della quota di bilancio per la spesa su Pac e coesione. Giungere a tagli radicali, riducendo le risorse erogate agli agricoltori europei, dipende da come l'Unione colmerà il buco della Brexit (stimato a 10-11 miliardi).
La Commissione presenta cinque scenari. L'unico che prevede un aumento delle risorse Pac è anche quello più improbabile, in cui l'Ue troverebbe risorse attraverso nuove tasse mantenendo i contributi nazionali dei grandi Paesi (Germania, Francia, Italia) ai livelli attuali. In tutti gli altri scenari si fa riferimento alla necessità di una riforma dei pagamenti diretti, che dovranno essere più mirati all'agricoltura delle aree svantaggiate con meno aiuti alle grandi aziende.
Nel rapporto si ipotizza una quota di finanziamento nazionale per il primo pilastro, c'è un generico ma ripetuto riferimento alla necessità di mettere a disposizione degli agricoltori strumenti di gestione del rischio per far fronte alle crisi e uno sviluppo rurale più orientato al sostegno degli investimenti in tecnologie «verdi».