Il Governo italiano chiede un intervento urgente alla Commissione europea per contrastare la crisi del settore risicolo europeo, in caduta libera ormai da tempo. I ministri delle Politiche agricole, Martina, dello Sviluppo economico, Calenda, e il sottosegretario alle Politiche europee, Sandro Gozi hanno inviato a Bruxelles una nota congiunta ai Commissari Cecilia Malmström (Commercio), Phil Hogan (Agricoltura) e Vytenis Andriukaitis (Salute). “Le cause principali di questa crisi senza precedenti – si scrive – sono da attribuire al regime particolarmente favorevole praticato nei confronti dei Paesi Meno Avanzati (accordo EBA), che prevede la possibilità di esportare verso l’Unione quantitativi illimitati di riso a dazio zero. L’aumento esponenziale delle importazioni nell’UE dai Paesi Meno Avanzati (PMA), che ha raggiunto il livello di 370.000 tonnellate di riso lavorato, ha determinato uno squilibrio di mercato, causando forti riduzioni dei prezzi”.
“È quindi quanto mai urgente un intervento europeo – prosegue la lettera – che si sviluppi su più fronti, al fine di evitare un ulteriore aggravarsi della situazione. Si tratta di una questione non solo economica, ma di tenuta politica, sociale e territoriale. Per questo vi proponiamo di assumere decisioni concrete, per dare risposte ai risicoltori dell’Ue. Chiediamo, in particolare:
- l’applicazione urgente della clausola di salvaguardia per il ripristino dei dazi sulle importazioni di riso lavorato dalla Cambogia;
- l’autorizzazione a sperimentare in Italia l’introduzione dell’obbligo di indicazione dell’origine in etichetta per il riso. Si tratta di una possibile risposta immediata alle esigenze degli operatori e una scelta di assoluta trasparenza verso i consumatori. Oltre l’80% dei 26mila cittadini che hanno partecipato alla consultazione pubblica del Ministero delle politiche agricole ha chiesto di conoscere l’origine del riso nelle confezioni;
- misure straordinarie di sostegno al reddito dei risicoltori e di rilancio di una coltura strategica per l’Unione, attivando nuove risorse e strumenti utili alla salvaguardia della continuità produttiva, anche in ottica di tutela dell’ambiente e del paesaggio tradizionale”.