Emerge da una recente analisi, dalla quale si evidenzia che il balzo nelle quotazione è influenzato dal fatto che la produzione mondiale dipende fortemente dal costo del gas ed è concentrata in Russia e Bielorussia.
Pesano sull’aumento del costo dei fertilizzanti, che in un anno è più che raddoppiato, le misure adottate con l’inizio della guerra in Ucraina con sanzioni, accaparramenti e riduzioni degli scambi che hanno favorito le speculazioni in una situazione in cui l’Italia ha importato lo scorso anno dall’Ucraina ben 136 milioni di chili di fertilizzanti mentre altri 171 milioni di chili arrivavano dalla Russia e 71 dalla Bielorussia, sulla base dei dati Istat. Si tratta complessivamente di una quota superiore al 15% del totale delle importazioni.
I prezzi dei fertilizzanti sono aumentati dopo le sanzioni contro le aziende bielorusse che producono potassio e l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia che ha gettato nel caos una grossa fetta delle forniture globali. Si stima che Russia e Bielorussia costituiscano circa il 40% della produzione globale di potassio mentre la Russia produce circa il 20% dell’azoto mondiale.
Il risultato è che l’urea è balzata a 1.100 euro a tonnellata contro i 540 euro a tonnellata dello scorso anno, secondo Cai – Consorzi Agrari d’Italia, mentre il perfosfato è passato da 185 agli attuali 470 euro/tonnellata e i concimi a contenuto di potassio sono schizzati da 455 a 1005 euro/tonnellata. Una situazione che ha pesanti effetti sulla produttività delle coltivazioni che rende necessario promuovere l’utilizzo dei fertilizzanti organici.
Per effetto degli aumenti dei costi, in definitiva, in Italia più di 1 azienda agricola su 10 (13%) è in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività mentre il 34% del totale nazionale si trova comunque costretta in questo momento a lavorare in una condizione di reddito negativo per effetto dei rincari, secondo il Crea.