L’invasione delle cavallette sta mettendo a dura prova la Sardegna. Da inizio maggio a oggi l’invasione ha raggiungo numeri da record e rischia di mettere in seria difficoltà l’economia delle campagne sarde. L’allarme era già stato lanciato tre anni fa ma il fenomeno ha continuato ad allargarsi tanto che, attualmente, l'invasione interessa ben trentamila ettari.
Le cavallette, essendo polifaghe, colpiscono non solo le coltivazioni in campo, ma anche orti e giardini. Le speranze sono riposte nei predatori naturali, come gli uccelli, che potrebbero aiutare a contenere le popolazioni di locuste che dalle terre incolte, abbandonate a causa della crisi delle campagne per i prezzi dei prodotti agricoli sotto i costi di produzione, partono all’assalto dei raccolti devastando tutto quello che trovano sul loro cammino.
Un dramma anche perché, nonostante gli interventi messi in opera dalla Regione Sardegna la situazione è esplosa nuovamente. Il caso è approdato anche in Parlamento, se ne è parlato in alcuni question time la scorsa settimana.
Il ministro Patuanelli ha affermato che i danni procurati dall’infestazione non rientrano tra quelli coperti dal Fondo di solidarietà nazionale, impegnandosi comunque a valutare “lo stato di emergenza e l’eventuale nomina di un commissario”.
L'invasione delle cavallette, partita dalla piana di Ottana in provincia di Nuoro, si è estesa nel Marghine, poi si è diretta verso il Goceano, in provincia di Sassari, fino ad arrivare nella zona di Ozieri e di Sedilo, in provincia di Oristano. Sulle sociali migliaia di immagini di orti e terreni rasi al suolo nel giro di poche ore.
In attesa di interventi da parte della politica, gli agricoltori hanno deciso di muoversi con un piano che coinvolge le amministrazioni comunali e le aziende agricole. Un programma da presentare in Regione: si chiede di attivare il prima possibile un tavolo in Regione per pianificare le attività da far partire a fine agosto, al fine di salvare i raccolti della prossima stagione.
L’obiettivo del piano è quello di debellare o almeno limitare il fenomeno nel giro di un anno. Il piano comprende, per prima cosa, l'obiettivo di creare entro il primo settembre un’unica macro area con la mappatura complessiva delle aree coinvolte: poi è prevista un’aratura delle aree pianeggianti tra il 15 settembre e il 30 marzo.