Pesche e nettarine in grandissima difficoltà in questo 2021. Frutteti colpiti duramente dal gelo durante la fioritura, raccolti scarsi, domanda poco elastica, consumi svogliati, prezzi all’origine non soddisfacenti per i produttori ed esosi al dettaglio, sono queste le sventure occorse al mercato.
Lo sostiene ISMEA attraverso un dettagliato report. Pesche, nettarine e percoche ricoprono un ruolo fondamentale per le nostre tavole; la produzione è concentrata nei soli mesi estivi ma, nonostante ciò, costituiscono ben il 12% degli acquisti di frutta fresca degli italiani, guadagnando così la terza posizione alle spalle di mele e banane che hanno però un’offerta ininterrotta nel corso dell’anno.
La campagna 2021 di pesche e nettarine è una delle più difficili degli ultimi 30 anni: le previsioni produttive sono impietose con una flessione stimata del 10% in Italia e del 18% in Europa rispetto alla campagna precedente che era già una delle peggiori di sempre. Ma quali ne sono le cause? Innanzitutto, le gelate primaverili di inizio aprile che, per il secondo anno consecutivo, hanno colpito i principali areali produttivi europei riducendo in maniera sostanziale il carico di frutti sulle piante. Sul fronte del mercato, poi, l’avvio della campagna è stato caratterizzato da una forte incertezza a causa di una domanda debole sia in Italia sia all’estero. Di conseguenza, malgrado il basso livello dell’offerta, i prezzi all’origine sono risultati mediamente più bassi rispetto all’anno precedente e decisamente non in linea con le attese dei produttori. La situazione è stata poi peggiorata dall’aumento dei costi di produzione e in particolare da quello dei prodotti energetici, che hanno visto forti rincari dopo i ribassi registrati nel corso del 2020.
Nonostante la debolezza della domanda interna, la scarsissima produzione nazionale spinge le importazioni che già nel 2020 hanno raggiunto il livello record di 122 milioni di kg, facendo addirittura intravedere per il 2021 un ulteriore innalzamento dei volumi in entrata. Considerata poi la scarsa produzione attesa dai nostri principali mercati di approvvigionamento (Spagna, Grecia e Francia) anche quest’anno sarà probabilmente necessario rivolgere l’attenzione a ulteriori Paesi fornitori come ad esempio la Turchia.