Secondo anno di down per la produzione nazionale di olio d’oliva, un tempo fiore all’occhiello del made in Italy. Il forte calo, secondo i dati provvisori diffusi dal Coi (Consiglio oleicolo internazionale), non è esclusivamente italiano, perché anche il Portogallo (-28,8%) e la Grecia (meno 1,8%) perdono terreno. La Spagna invece continua anche quest’anno a rafforzare la sua leadership segnando, in controtendenza agli altri Paesi mediterranei, una crescita del 24,4%, confermandosi primo produttore continentale.
La forte riduzione della nostra produzione è ormai diventata endemica. Siamo dunque diventati il terzo Paese produttore dopo Spagna e Grecia, rimanendo primi importatori e consumatori. La nostra olivicoltura è un patrimonio inimitabile che vive difficoltà strutturali e commerciali nonostante la qualità dei prodotti. Siamo primi al mondo per biodiversità, con oltre 500 cultivar che danno vita ad oli con profili aromatici unici nel panorama mondiale, senza contare la qualità delle produzioni, la salvaguardia ambientale e paesaggistica, lo sviluppo e la ricerca tecnologica. Un vero patrimonio, materiale ed immateriale, nazionale. Una ritualità che non ha eguali al mondo.