I clienti dei supermercati e ipermercati italiani possono scegliere tra quasi 13.700 prodotti alimentari “free from” e oltre 10 mila formulati per rispondere alle esigenze di chi soffre di allergie o intolleranze alimentari. Un’offerta in continua crescita e diversificazione per un business altrettanto vivace: nel 2020, infatti, le vendite di alimenti “free from” hanno sfiorato i 7 miliardi di euro e quelle di prodotti per intolleranti hanno superato i 4 miliardi di euro, in crescita rispettivamente di +3,3% e di +4,6% rispetto al 2019. A monitorare l’andamento di quest’ampio mercato, le tendenze più consolidate e quelle emergenti è l’Osservatorio Immagino di GS1 Italy, di cui è stata appena pubblicata la nona edizione, che ha preso in esame i risultati di vendita di oltre 120 mila prodotti di largo consumo, pari all’82,6% del fatturato di supermercati e ipermercati in Italia.
«Dal 2016 a oggi, edizione dopo edizione, abbiamo visto crescere in modo importante tutto il mondo del ‘senza’, sia in termini di numero dei prodotti sia di incidenza sul mercato totale del largo consumo» afferma Marco Cuppini, research and communication director di GS1 Italy. «Nel 2020, in particolare, è ulteriormente cresciuto lo spettro dei claim che abbiamo rilevato sulle etichette dei prodotti, saliti a 17 nel paniere free from e a sei in quello delle intolleranze. Sono segnali importanti, che raccontano l’attualità di questo trend, la sua spinta evolutiva e la capacità delle aziende alimentari di individuare, cogliere e soddisfare i nuovi bisogni dei consumatori italiani».
Il paniere più consistente è quello dei prodotti alimentari “free from” propriamente detti arrivato nel 2020 a incidere per il 18,0% sul totale dei prodotti monitorati dall’Osservatorio Immagino e per il 25,0% sul giro d’affari complessivo. Tutti i 17 claim rilevati hanno registrato performance in crescita rispetto al 2019 (Figura 1), grazie soprattutto alla componente della domanda (+6,1%), con aumenti che vanno da +1,2% di quello più diffuso, ossia “senza conservanti” (5,8% dei prodotti), a +41,3% dell’emergente “senza antibiotici” (0,2% dei prodotti).
Da rilevare anche l’accelerazione nelle vendite di prodotti alimentari presentati in etichetta come “senza polifosfati” (+12,6%), “senza glutammato” (+10,5%), “senza aspartame” (+10,0%) e di quelli con il claim “non fritto” (+10,5%).
Il 2020 è stato un anno di crescita e di evoluzione anche del comparto dei prodotti rivolti a chi soffre di allergie o intolleranze alimentari, che ha contribuito per il 14,4% alle vendite totali del paniere food rilevato dall’Osservatorio Immagino. La performance annua è stata migliore a quella ottenuta nel 2019 grazie a una domanda molto positiva (+8,3%) e l’offerta è arrivata al 13,4% del paniere complessivo rilevato.
Il segmento più importante (Figura 2), sia come valore delle vendite che come numero di referenze, è quello del gluten free, a cui appartengono il claim “senza glutine” (+5,0% di vendite nel 2020) e il marchio Spiga Barrata rilasciato dall’Associazione italiana celiachia (+3,9%).
Il segmento più dinamico del 2020 è stato quello dei prodotti “senza lattosio”: arrivati a quota 2.141 referenze, hanno registrato un aumento di +6,7% del giro d’affari, quasi raddoppiando la performance ottenuta nel 2019. All’area valoriale del “lactose free” appartiene il claim emergente “senza latte”, rilevato su 478 prodotti che hanno chiuso il 2020 con un aumento di +11,4% delle vendite.
Sono altri due i claim che si sono affacciati in etichetta e che sono stati “intercettati” dall’Osservatorio Immagino: “senza lievito”, che ha aumentato le vendite di +3,7%, e “senza uova”, che ha visto salire il sell-out di +0,1% rispetto al 2019.