Il Piano della Commissione europea di introdurre l'obbligo di etichettare i prodotti con la descrizione dei valori nutrizionali e degli ingredienti e poi di aggiungere le avvertenze sui rischi per la salute, così come già accade per le sigarette, agita i sonni dei produttori del settore vitivinicolo. Gli alcolici sono stati individuati come alimenti potenzialmente dannosi per la salute, da qui la preoccupazione dei produttori.
Una prima rassicurazione è subito giunta direttamente dal vicepresidente della Commissione, Margaritis Schinas, che ha dichiarato: "L'Unione Europea non ha intenzione di proibire il vino, né di etichettarlo come sostanza tossica", ma questo non è bastato a scongiurare il disappunto dei produttori.
L'Italia è leader mondiale nella produzione del vino, con 46 milioni di ettolitri vendemmiati nel solo 2020, per il 70% destinati a vini Docg, Doc e Igp e per il 30% ai vini da tavola, chiaro dunque che un provvedimento di questo genere colpirebbe gravemente il settore più in salute di tutto il nostro agroalimentare. Settore che vale oltre 11 miliardi di Euro di fatturato e che offre lavoro a 1,3 milioni di persone.
I produttori sperano che l'UE torni sui propri passi e per ora sono disposti a un compromesso: sì alle etichette informative, ma senza inserire un messaggio negativo in primo piano, ad esempio senza stravolgere le etichette, ma piuttosto aggiungendovi un QR code, ad esempio.
La Commissione ha condannato imparzialmente tutti gli alcolici, gettando indistintamente una cattiva luce anche sui vini, quando è verità scientificamente accettata che il consumo moderato di vino, durante i pasti, non rappresenta un pericolo.
Le ostilità si sono dunque, aperte. Vedremo come andrà.