Con una resa media di 155,7 q/ha il 2020 è stata un’ottima annata. Le performance delle varietà delle diverse classi e la situazione micotossine in base ai dati delle prove nazionali coordinate dal Crea di Bergamo
Dopo una delle peggiori produzioni degli ultimi 20 anni (il 2019), nel 2020 arriva dunque il pronto riscatto per il mais.
Lo ha riferito Gianfranco Mazzinelli, coordinatore delle prove di confronto varietale della rete nazionale organizzate dal Crea di Bergamo, in occasione della tradizionale Giornata del mais di Bergamo . È stata infatti di 155,7 q/ha la resa media registrata nell’ambito di queste prove, contro i 129,6 q/ha del 2019.
Il fattore decisivo nel raggiungimento di questi risultati è risultato l’andamento meteo positivo, con temperature soprattutto a giugno e luglio più fresche rispetto al 2019, cosa che ha determinato meno situazioni di stress per la pianta e quindi produzioni superiori. Le semine si sono svolte precocemente, intorno alla metà di marzo, in linea con la stagione precedente, mentre la fioritura ha anticipato quella del 2019 di una settimana (inizio terza decade di giugno) e il periodo di accumulo è risultato più lungo (61 giorni contro 58).
Nel complesso, il 2020 è stato un anno con la media di precipitazioni più alta (dopo il 2016) e la media di temperature più bassa degli ultimi venti anni.
Dando uno sguardo alle previsioni del servizio di monitoraggio Ue, per l’Italia si stima una resa nel 2020 di 108 q/ha, quindi superiore alla media degli ultimi cinque anni, mentre in altri paesi europei come Francia, Romania e Bulgaria le rese sono state al di sotto della media. Ancora più ottimiste le previsioni Istat, che parlano di un record storico di 112,3 q/ha.