Il momento non è buono neanche per un settore tradizionalmente positivo come quello vitivinicolo. Secondo le previsioni di TradeLab, l’ultimo semi-lockdown ha stroncato anche un settore, quello dei vini e delle bevande spiritose, che del made in Italy era l’orgoglioso alfiere. Basti pensare che nel 2019 il valore complessivo nel consumo fuori casa per il settore vini era stato di oltre 2,3 miliardi, mentre quest’anno siamo ad un clamoroso -40%. E non va bene nemmeno agli spiriti: il valore pari a circa 960 milioni dello scorso anno si è attestato nel 2020 a poco oltre 540 milioni (-43%).
Ci sono in gioco due interi settori produttivi che necessitano di rilancio attraverso politiche di ampio respiro, partendo da una decisa sburocratizzazione amministrativa passando poi attraverso investimenti strutturali massicci per la digitalizzazione e la promozione.
La situazione si manifesta in tutta la sua drammaticità se prendiamo in esame gli ultimi due mesi dell’anno: a novembre i vini chiuderanno con un -84%; a dicembre addirittura con un -87%. Per gli spiriti si parla addirittura di un -91% e di un -93%. Nel complesso per il settore del vino proiettare una caduta pari al – 40% significa prevedere una più seria e consistente strategia di reazione focalizzata su due principali traiettorie: interventi a breve termine in grado di sostenere le imprese nella contingenza attuale e misure strutturali di medio-lungo termine, atte a gettare le basi per il rilancio e il recupero di competitività della filiera.
Secondo lo studio, differenze significative sussistono tra regione e regione: per i vini, si va da un -42% annuo per la Lombardia ad un -34% del Molise, mentre per gli spiriti risulta essere ancora la Lombardia la più penalizzata con -48% per chiudere con la Puglia che si assesta ad un -38%.