Ismea ha monitorato la filiera agroalimentare anche in aprile, secondo mese di pandemia, dalla fase di produzione iniziale sino a quella delle vendite al dettaglio, misurando gli effetti imposti dal blocco totale del canale horeca e dall'azzeramento dei flussi turistici sul mercato interno, sino alla contrazione dell'export.
Nella parte produttiva della filiera, il settore presenta ancora una buona capacità di tenuta ed è in grado di garantire l'approvvigionamento dei mercati finali, al netto di eccezioni come il florovivaismo e la pesca. Pesano tuttavia, specie per il comparto ortofrutticolo, le difficoltà di reperire manodopera straniera per le operazioni di raccolta, mentre per il lattiero caseario e le carni (bovine e ovine in particolare) quelle derivanti dalla chiusura del canale Horeca. Il vino si trova a fronteggiare anche il crollo della domanda nei tradizionali Paesi clienti, con riflessi importanti anche sulla gestione delle scorte in vista della prossima vendemmia.
In quest'emergenza, ISMEA rileva un deterioramento della fiducia degli operatori del comparto agroalimentare, effetto della profonda preoccupazione sia rispetto alla situazione corrente sia rispetto alle prospettive future. Alla contrazione significativa dell'indice di clima di fiducia dell'agricoltura si affianca un vero e proprio crollo per l'industria alimentare. Per effetto dei giudizi negativi sul livello degli ordini, l'accumulo di scorte e le attese di produzione, l'indice di fiducia scende a -26,4 punti, ben 43 in meno rispetto al primo trimestre del 2019 e 27 al di sotto del livello del quarto trimestre.
La spesa delle famiglie per prodotti alimentari ha continuato a crescere anche nel secondo mese dall'esordio del Covid-19. Le vendite al dettaglio di prodotti alimentari confezionati hanno, infatti, avuto un incremento ancora a doppia cifra rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (+18%) e, nel complesso, sono cresciute anche rispetto al primo mese di emergenza di un ulteriore 3%.
Le principali tendenze che si rilevano in questo secondo mese di lockdown sono:
– Il notevole incremento delle consegne a domicilio (+160%) con un limite di crescita che è stato imposto non dalla effettiva domanda, ben più alta, ma dalla capacità di soddisfarla;
– la riscossa degli esercizi commerciali di prossimità che hanno organizzato in fretta anche loro la "consegna a domicilio";
– il cambio delle preferenze d'acquisto da parte dei consumatori che hanno virato dai prodotti stoccabili all'ingredientistica (uova, farina, olio, mozzarella, ecc.);
– la ripresa degli acquisti di vino soprattutto di quello con posizionamento di mercato medio o medio-basso;
– una qualche saturazione delle dispense e la possibile crisi di liquidità di alcune famiglie, soprattutto al Mezzogiorno.