Lo stato di salute dell’agrumicoltura nel nostro paese è piuttosto precario. Se ne è discusso nell’ultima riunione del tavolo agrumi del Mipaaft, cui la nostra organizzazione partecipa.
Per cercare di venire incontro alle difficoltà economiche di un settore provato dal virus Tristeza e dal maltempo, da Via XX settembre è giunta la proposta di un contributo di 5 milioni di euro destinato alla copertura, parziale, dei costi sostenuti per gli interessi dovuti per l’anno in corso, su mutui fondiari contratti dalle imprese nell’anno 2018.
L’intento è lodevole ma le risorse sono davvero esigue, soprattutto alla luce del fatto che nella formulazione originaria dell’art. 9 legge n. 44 del 21 maggio 2019 s’intende ripartire i fondi in maniera proporzionale in base alla media produttiva degli ultimi tre anni, a detrimento dei piccoli produttori che per volumi conferiti non possono certo competere con le grandi forze. In tal senso, l’Uci si batte per un ravvedimento virtuoso che consenta di ampliare la platea dei beneficiari.
E’ poi allo studio anche uno schema di decreto per la costituzione di un fondo agrumicolo, che dovrebbe prevedere lo stanziamento di 10 milioni, così ripartiti:
- 8 milioni per la riconversione varietale per le produzioni affette da Tisteza e mal secco del limone;
- 1,5 milioni per finanziare campagne promozionali;
- 0,5 milioni per salvaguardia prodotti Dop/Igp.
Nel pieno apprezzamento dell’interesse dell’istituzione per un settore mai tanto in difficoltà come oggi, l’Uci lamenta la mancanza di tempi di attuazione certi, cosa che reca non pochi grattacapi organizzativi e finanziari alle piccole imprese. “Ci sembra che manchi un piano organico di settore, ed il catasto agrumicolo, che tanto agevolerebbe l’espletamento di tutte le misure considerate. Ci sarebbe, poi, la stringente necessità di sbocchi di mercato in grado di differenziare i prodotti e gli acquirenti”, le parole del presidente Mario Serpillo.
Un’alleanza, un contratto di solidarietà e di garanzia tra produttori e consorzi consentirebbe di espandere il mercato dei succhi e dei prodotti trasformati, tenendo alta l’attenzione sulla natura e la reale provenienza del prodotto, con un significativo focus sulle fitopatie, in aumento e dalle forme sempre nuove.
“Tra le priorità del tavolo porteremo anche le blockchain nel settore della trasformazione e la sostenibilità sociale ed ambientale sugli agrumi. Ci si deve attrezzare per evitare improvvisazioni. L’agrumicoltura ha bisogno di idee, associazionismo, aggregazione di prodotto. Questo è il compito precipuo delle istituzioni”, continua Mario Serpillo.
Ma non basta, l’agricoltura in generale e l’agrumicoltura nello specifico ha certamente bisogno di infrastrutture e di finanziamenti per creare la logistica e adeguate strutture distributive. “La promozione, invece, la lascerei ai consorzi”, la chiusura del presidente.