Il Parlamento europeo ha approvato il trattato commerciale UE-Giappone, il cosiddetto Jefta. L’accordo non è soggetto alla ratifica da parte dei parlamenti nazionali e dovrebbe entrare in vigore il 1° febbraio 2019.In virtù dell’accordo verranno rimosse immediatamente le tariffe sul vino europeo importato nel Paese del Sol Levante, oggi al 15%, e, in generale, si azzerano con periodi di transizione che variano da 7 a 15 anni i dazi nipponici anche su pasta (oggi al 24%), cioccolata (fino al 30%) e formaggi a pasta dura (fino al 29,8%) provenienti dall’UE, con il riconoscimento di 205 dop e igp europee tra vini e alimenti, di cui 44 italiane (che coprono la maggior parte dell’export italiano in Giappone.
Per i formaggi a pasta molle il Giappone aprirà un contingente a dazio zero di 20.000 tonnellate all’entrata in vigore del trattato, che crescerà fino a 31.000 tonnellate in 15 anni. Anche per i produttori europei di carni suine e bovine le esportazioni saranno più facili, con Tokyo che ha preso l’impegno di rimuovere le barriere su oltre 30 additivi comunemente utilizzati in Europa.
Tutto bene dunque? Non proprio, l’unico neo dell’accordo riguarda alcune dop e igp italiane, con termini come Parmesan, Padano (ma non più «Grana»), Pecorino, Romano, Bologna che vengono considerati generici, mentre l’Asiago, pur avendo registrato il marchio a Tokyo, dovrà coesistere con un’altra denominazione per 7 anni.