Il Parlamento Europeo ha approvato la riduzione delle quote di emissione di gas serra disponibili sul mercato del carbonio dell’UE (ETS) – che riguarda circa 11.000 impianti nell’Unione Europea -in maniera da riallineare la politica climatica dell’UE con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi.
I deputati, con 379 voti a favore, 263 contrari e 57 astensioni, hanno sostenuto la proposta della Commissione di ridurre ogni anno del 2,2% (invece dell’attuale 1,7%) il numero di “crediti di carbonio” (quote di emissione). Il “fattore di riduzione lineare” dovrebbe essere ulteriormente aumentato al 2,4% a partire dal 2024.
Il PE ha inoltre votato per raddoppiare, entro il 2019, la capacità della “riserva stabilizzatrice del mercato” di assorbire l’eccesso di crediti disponibili sul mercato. Ciò consentirebbe di assorbire fino al 24% di crediti in eccesso venduti all’asta ogni anno, per i primi quattro anni. Dal 1° gennaio 2021 saranno poi ritirati 800 milioni di quote immesse nella riserva stabilizzatrice del mercato.
Attualmente, il costo attribuito alla produzione di CO2 (il “carbon price”) si aggira infatti intorno ai 5,00 € per tonnellata, una cifra decisamente troppo bassa per stimolare le imprese europee a fare investimenti significativi nelle “clean technologies”. Inquinare resta, al momento, l’opzione meno cara per molti settori.
Due fondi saranno istituiti e finanziati dalla vendita all’asta delle quote ETS: un fondo di ammodernamento consentirà di aggiornare i sistemi energetici degli Stati membri e un fondo di innovazione fornirà un sostegno finanziario per le energie rinnovabili, la cattura e lo stoccaggio del carbonio e per progetti di innovazione a basso tenore di carbonio. I deputati propongono inoltre un “fondo per una transizione equa“, per mettere in comune i ricavi dell’asta allo scopo di promuovere la formazione e la rilocalizzazione della manodopera colpita dalla transizione dei posti di lavoro in un’economia “decarbonizzata”.
I deputati avvieranno ora i negoziati con la Presidenza Maltese del Consiglio UE al fine di raggiungere un accordo sul disegno di legge, che ritornerà poi al Parlamento per la sua approvazione finale.
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