E’ Carmelina Colantuono il soggetto dell’intervista edita dal periodico in lingua italiana, destinato al mercato anglo-sassone, dal titolo: “Tutto Italiano”. Carmelina è un’allevatrice ed imprenditrice molisana, ma è soprattutto la migliore testimonianza del valore e dell’importanza del fenomeno già descritto dal D’Annunzio agli inizi del ‘900: la transumanza!
Il viaggio dalle alture dell’Appennino molisano fino al calduccio della piana del Gargano si compie ad ottobre e a maggio: 180 chilometri di tratturi, di fiumi, ruscelli, ma oggi anche di strade e di paesi, perché l’ambiente è mutato ed il cemento è ovunque.
Fino agli anni’60 pratica consueta, la transumanza cade nel dimenticatoio per un quarantennio circa, a causa dello spopolamento delle campagne e dell’inurbamento che ha caratterizzato gli anni del boom, ed oggi vive una seconda giovinezza. Lo sa bene l’Unione Coltivatori Italiani, sostenitrice del Partenariato che si è fatto carico di predisporre il dossier a sostegno della candidatura della transumanza a patrimonio immateriale dell’umanità (l’esito si avrà nel novembre 2019).
I viaggio a cavallo tra l’ambiente montuoso e quello pianeggiante, della durata di 5 giorni, oggi ha ripreso vigore tanto che, stante il ritorno alla terra da parte dei giovani in risposta alla crisi e alla ricerca di un’identità non del tutto perduta, trova oggi il favore dei più e rinvigorisce di una nuova forza, inattesa ma splendida alleata: la necessità di riscoprire le proprie radici.
In un mondo che va sempre più veloce, che è sempre più globalizzato e spersonalizzante, l’antica pratica della transumanza (risalente al tempo dei saraceni!!) rivendica orgogliosa il carattere di local contrapposto al global, il lento andare contro la velocità folle, il contatto con l’elemento naturale, le tradizioni, l’artigianato, il folklore a dispetto dell’omogeneizzazione del patrimonio culturale ed ambientale.
Le antiche pratiche non muoiono mai, e di questo, certamente, l’Uci è contenta!