La storia e l'evoluzione delle attrezzature di montagna sono il tema centrale del numero di aprile di Montagne360, rivista del Club alpino italiano. Cinque articoli compongono lo speciale "Materiali resilienti".
Gli articoli ripercorrono il passato "artigianale" di ramponi, piccozze, chiodi e moschettoni, un tempo veri "prodotti di forgia e di fucina", la loro evoluzione e la ricerca per farli diventare sempre più efficienti, attraverso i test, gli investimenti e il talento di tante aziende e, per finire, lo studio delle problematiche legate alla sicurezza in montagna e in parete del Centro Studi Materiali e Tecniche del CAI. Concludono lo speciale l'articolo relativo alla norma UIAA sulle pale per autosoccorso in valanga e quello sui nuovi requisiti necessari ai set da ferrata per essere omologati.
Uno spazio importante su questo numero è dedicato anche allo scialpinismo, con tre itinerari descritti nel pezzo dedicato al gruppo che separa la Valle Stretta dal Vallone della Rho, a due passi da Bardonecchia, e la descrizione dei quattro giorni sci ai piedi necessari per traversata delle Dolomiti di Brenta, da Cima Tosa alla Catena settentrionale, una "classica " di alta quota che, se affrontata con un'adeguata preparazione fisica e tecnica, può dare grandi soddisfazioni. Focus infine sull'Haute route,l'alta via, percorsa per la prima volta 115 anni fa, che collega Chamonix a Zermatt e il Monte Bianco al Cervino, attraverso ghiacciai, vette e panorami splendidi.
Su M360 poi un ritratto del cosiddetto alpinista solitario, una figura poco raccontata, se non in qualche biografia, che si confronta in solitaria con la vetta, misurandosi con la montagna ma anche con se stesso. E spesso lo tiene per sé.
Restando in tema alpinismo, viene raccontata la recente spedizione polacca protagonista del tentativo invernale al K2, che per settimane ha tenuto la comunità alpinistica internazionale con il fiato sospeso tra incidenti, polemiche e cambio di direttrici di salita. La causa di tutto ciò, è la tesi dell'articolo, sarebbe da attribuire alle concezioni inconciliabili dell'himalaysmo di Urubko e di Wielichi.
Il portfolio fotografico di questo numero non poteva che essere dedicato all'arrivo della primavera, con undici scatti di Fabio Beconcini sul "risveglio" della natura e degli animali tra Apuane, Appennino settentrionale e Parco Nazionale del gran Paradiso.