I ricercatori hanno fatto un’altra scoperta inquietante: il permafrost, lo strato di ghiaccio perenne dell’artico, contiene una quantità di mercurio di gran lunga superiore alle stime e, con il riscaldamento del suolo e lo scioglimento dei ghiacci, potrebbe rilasciare il metallo tossico nel mondo.
I ricercatori hanno proddotto 13 carotaggi di permafrost in varie località in Alaska, per poi analizzarle in laboratorio. Le carote di 50-100 cm risalivano ad un periodo compreso tra 22.000 e 2.400 anni fa, il che significa che la stragrande maggioranza del mercurio contenuto proveniva da fonti non umane. Le analisi indicano che il permafrost contiene circa 793 gigagrammi di mercurio, l’equivalente di circa 23 piscine olimpiche, secondo quanto riferito da Paul Schuster, geologo dell’U.S. Geological Survey, tra gli autori dello studio.
Quando i ricercatori hanno calcolato la quantità di mercurio contenuta sia nel permafrost che negli stati di suolo al di sopra di esso, hanno stimato un totale di 1.656 gigagrammi. Il permafrost copre quasi un quarto del territorio dell’emisfero settentrionale ed è unico per la sua capacità di intrappolare il mercurio nel suolo, invece che consentirne la sua mobilità nell’ambiente. Si prevede che tra il 30% e il 99% del permafrost vicino alla superficie dell’Artico si scioglierà entro il 2100. Quindi, una parte del mercurio intrappolato probabilmente diventerà mobile e probabilmente diventerà un problema di tutti.
Perché il mercurio potrebbe finire nell’Oceano Artico e poi circolare attraverso il sistema marino globale o arrivare nell’atmosfera e viaggiare verso altre parti del pianeta. In ogni caso, il mercurio può trasformarsi in un pericolo per gli umani e per gli ecosistemi, inclusi gli animali marini. Tutti gli esperti concordano sul fatto che il cambiamento climatico peggiorerà di molto alcuni problemi ambientali e che lo scioglimento del permafrost rappresenta qualcosa di cui essere molto preoccupati.