L’Italia continua a soffrire e ben 11 regioni chiedono lo stato di calamità; il Lago Maggiore è sotto la media stagionale con tutti gli altri bacini della Lombardia ai minimi storici, le riserve dei bacini idrici dell’Emilia-Romagna sono sotto i 2 milioni di metri cubi di acqua, quando nello stesso periodo degli anni scorsi ammontavano a oltre 16 milioni. Non basta, l’irrigazione è seriamente compromessa in Toscana, Sardegna, Basilicata, vi sono danni all’agricoltura per 280 milioni di euro in Lazio e tra 120 e 170 milioni in Veneto.
L’emergenza idrica che ha colpito tutto il Paese non concede tregua. Un’estate davvero torrida che in questa settimana, sembra la più calda dell’anno, ha già fatto registrare temperature oltre i 40 gradi in varie parti della Penisola, che segue una primavera poco piovosa e un inverno altrettanto carente di precipitazioni, specialmente al centro – nord.
Una successione di eventi perfetta per generare una delle emergenze idriche più gravi nella storia d’Italia. Il nostro Paese si deve attrezzare per affrontare cambiamenti climatici che mettono a rischio il settore primario dell’economia, a cominciare dalle opere irrigue e dalla gestione di dighe e acquedotti. Servono fondi, certamente, ma serve una visione d’insieme ed una strategia di medio – lungo termine.
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