Attenzione al consumo di risorse, utilizzo di fonti rinnovabili, alimentazione biologica e a km zero e forme di mobilità condivisa. Sono solo alcune delle buone pratiche che decretano il successo di strutture e località turistiche, apprezzate dal 48% degli Italiani che vogliono adottare, anche in vacanza, azioni rispettose per l’ambiente. Sono infatti numerosi i progetti italiani e internazionali orientati al turismo sostenibile e all’ecoturismo a dimostrazione che si tratta di un trend in forte crescita. Non a caso l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha dichiarato il 2017 Anno internazionale del turismo sostenibile per lo sviluppo. Sull’esempio di vip come Leonardo Di Caprio,impegnato nella realizzazione di un eco-resort, anche albergatori e imprenditori diventano più green, intraprendendo azioni a impatto zero che riscontrano interesse principalmente tra i giovani (58%), provenienti dalle grandi città come Milano (57%) e Roma (52%).
Emerge da uno studio promosso da Espresso Communication per ConLegno, condotto mediante metodologia WOA (Web Opinion Analysis) su circa 1200 persone tra i 18 e i 65 anni, attraverso un monitoraggio sui principali social network, blog, forum e community, oltre al coinvolgimento di un panel di 15 docenti universitari, per indagare quale sia il rapporto degli italiani con le vacanze ecosostenibili.
“Dall’incontro tra economia locale, rispetto della biodiversità e tutela dell’ambiente nasce l’ecoturismo – spiega Fausto Iaccheri, presidente di ConLegno, Consorzio Servizi Legno Sughero – Ed è proprio dalla consapevolezza dell’importanza di preservare il patrimonio forestale che hanno origine i servizi offerti da ConLegno alle imprese consorziate, da anni impegnate nella lavorazione e nel riutilizzo di materiali naturali nel pieno rispetto delle leggi ambientali. Abbiamo avviato, a livello nazionale ed internazionale, un’azione coordinata finalizzata allo sviluppo di una “cultura” dell’utilizzo del legno atta a garantire la conformità agli standard internazionali per la protezione dell’ecosistema, incentivare la responsabilizzazione e uno stile di vita rispettoso per se stessi, gli altri e il pianeta”.
Ma quali sono le motivazioni che spingono i turisti a preferire vacanze ecosostenibili? Al primo posto vi è una maggiore consapevolezza del proprio impatto sull’ambiente (62%), seguita dal desiderio di conoscere le tradizioni culturali ed enogastronomiche locali (53%), dalla volontà di entrare in contatto con la natura (52%) e dedicarsi al benessere psico-fisico personale praticando attività sportive (48%). Infine, contribuire al sostegno dell’economia e dello sviluppo locale (34%).
Secondo Forbes il termine “Ecoturismo” è stato coniato nel 1983 dall’architetto messicano Hector Ceballos-Lascurain, ma il fenomeno ha preso forma già a metà del XX secolo, definito da The International Ecotourism Society come il viaggio responsabile nel rispetto di habitat, comunità locali ed educazione. Allo stesso modo, la BBCne descrive lo scopo di ridurre le conseguenze negative del turismo sull’ecosistema, mettendo in discussione la possibilità delle generazioni future di godere delle ricchezze territoriali e culturali. Il Washington Post infine ha sottolineato l’importante ruolo dell’educazione e della conoscenza, riportando gli effetti positivi che le guide turistiche hanno riscontrato accompagnando i viaggiatori in zone selvagge e incontaminate, un ottimo pretesto far crescere la consapevolezza della fragilità dell’intero ecosistema.
L’ecoturismo è quindi un modo di viaggiare solidale ed ecologico, ma come lo mettono in pratica gli italiani? Se fare escursioni con guide locali per esplorare aree protette o borghi storici è una pratica condivisa dal 57%, acquistare e consumare prodotti locali a km zero è un desiderio per il 54%, come anche la tendenza a lasciare a casa l’automobile, quando è possibile, prediligendo i trasporti pubblici (55%). Il 47% praticainvece attività sportive all’aria aperta, mentre l’acquisto di souvenir che valorizzino l’artigianato locale è un’azione condivisa dal 43%. Infine chiedere ospitalità ai proprietari di aziende agricole e realtà artigianali per imparare il mestiere ed evadere dalla routine quotidiana è ancora una scelta per pochi (27%).
“Nonostante la crisi, il turismo, ed in particolare quello sostenibile, è uno dei pochi settori in costante crescita nel nostro Paese. Ma l’ecoturismo non dovrebbe essere percepito solo come una tendenza bensì come una vera e propria realtà comprendendo l’estrema delicatezza del nostro ecosistema – afferma Sveva Magaraggia, docente di Turismo e comunità locale all’Università Bicocca di Milano – I recenti studi della scienza del turismo sottolineano il desiderio dei villeggianti di coniugare relax e tempo libero con occasioni di apprendimento. Ne deriva una crescente offerta capace di rispondere a questi interessi”. Secondo Anna Rosa Montani, docente di Sociologia dell'Ambiente presso l’Università La Sapienza di Roma: “Il futuro del turismo sostenibile dipende prevalentemente dai giovani e dai comportamenti turistici che sapranno mettere in atto”. “Le persone sono più rispettose dell’ambiente perché sono più interessate alla qualità della propria vita– prosegue Matteo Colleoni, docente di Sociologia del Turismo e Politiche Urbane all’Università Bicocca di Milano – Con l’esperienza positiva dell’ecoturismo è possibile contribuire alla sostenibilità ambientale, economica e sociale adottando quotidianamente atteggiamenti virtuosi”.
Secondo Chiara Mio, direttore del Master in Economia e Gestione del Turismo all’Università Ca’ Foscari di Venezia: “L’ecoturismo favorisce innanzitutto una maggiore consapevolezza dei turisti sulle destinazioni visitate e sull’impatto ecologico che si traduce in comportamenti responsabili anche a casa. Inoltre apporta valore aggiunto all’esperienza vissuta dal turista tramite un rapporto più coinvolgente con il territorio e la comunità ospitante favorendo la comprensione delle problematiche e delle usanze locali. Il turismo responsabile va oltre le eco-certificazioni o le politiche verdi degli hotel – conclude la prof.ssa Mio – Va inteso come un nuovo modo di concepire la vacanza e, ancor prima, il proprio modo di acquisto e consumo, promuovendo non solo la salvaguardia delle risorse ambientali, ma anche la diversità culturale, e abbracciando valori di consapevolezza, sobrietà, equità e rispetto delle persone e dei luoghi”.
Anche la tecnologia sta al passo con le nuove tendenze eco-friendly: vi sono infatti app green che tracciano le emissioni di CO2 dei veicoli mentre si viaggia, identificano i business sostenibili nelle vicinanze, calcolano il tragitto più ecologico per raggiungere la destinazione, indicano le tipologie dei rifiuti da differenziare e misurano ovunque si vada la Green Footprint, ossia il consumo umano di risorse naturali. Per non parlare dei siti di booking che consigliano le strutture più belle e responsabili. Una tendenza dirompente che ha dato vita anche a riconoscimenti a livello mondiale e continentale dedicati alle città più green da visitare nei prossimi anni. Se per il Sustainable Cities Index, che valuta gli aspetti sociali, ambientali ed economici legati all’impegno verso la sostenibilità, le città imperdibili sono Zurigo, Singapore, Stoccolma, Vienna e Londra, per la Commissione Europea le tappe obbligate per chi ama la natura dovrebbero essere la tedesca Essen, che si è aggiudicata lo European Green Capital 2017, la città olandese di Nimega, che ha trionfato nell’edizione 2018, e la capitale norvegese Oslo, che è appena stata incoronata in vista del 2019. Il titolo di European Green Leaf per il 2017, dedicato ai centri fino a 100mila abitanti, è stato invece conferito alla celebre città irlandese di Galway, mentre per il 2018 la corona è andata a Leuven (Belgio) e Växjö (Svezia).
Per quanto riguarda il Bel Paese le mete green più gettonate dagli italiani sono la Sardegna (38%), riconosciuta dalla Commissione Europea come meta sostenibile per eccellenza, la Puglia (34%) con i suoi parchi nazionali (Gargano e Murge), il Trentino (31%) con le Dolomiti, patrimonio dell’UNESCO, la Sicilia (29%) con il Parco Naturale Regionale dell’Etna, le Marche e l’Umbria (27%) con il Parco Nazionale dei Monti Sibillini. A livello europeo invece i turisti italiani preferiscono la Grecia (22%) con le isole incontaminate come le Piccole Cicladi, la Spagna (19%) con il tour dell’Andalusia, l’Irlanda (17%) alla scoperta della regione dei laghi del Fermanagh, la Svezia (13%), secondo paese al mondo ad aver introdotto uno statuto di ecoturismo e patria di ‘Nature’s Best’, il primo marchio ecologico europeo, e la Danimarca (9%) con l’arcipelago eco-chic di Fionia.
Ed infine qual è l’identikit dell’ecoturista? Il 56% delle donne e il 40% degli uomini ha dichiarato di prestare maggiore attenzione all’ambiente quando vanno in vacanza. Tra di loro la maggior parte ha un titolo di studio medio-alto (71%) e un’età compresa tra i 18 e i 30 anni (58%), mentre la percentuale scende al 52% tra i 31 e i 50 anni e al 34% tra gli over 50. Infine i turisti amici dell’ambiente provengono principalmente dalle grandi città. In testa Milano(57%), seguita nella top 5 da Roma (52%), Bologna (51%), Firenze (50%) e Torino (49%).
ECCO INFINE IL DECALOGO DEGLI ESPERTI DA ADOTTARE PER DIVENTARE UN ECOTURISTA CONSAPEVOLE:
Rispettare la raccolta differenziata del luogo nel quale si soggiorna
Preferire ristoranti che presentano nel menù prodotti biologici del territorio
Raggiungere, se possibile, le località di villeggiatura in treno o sfruttando il car sharing
Acquistare prodotti a km zero direttamente dal produttore
Prediligere le attività outdoor per entrare in diretto contatto con la natura praticando anche sport come trekking, ciclismo, equitazione e canottaggio
Programmare escursioni in aree archeologiche e borghi storici per conoscere le tradizioni autoctone affidandosi a guide del posto
Acquistare souvenir che valorizzino l’artigianato locale
Chiedere ospitalità ai proprietari di aziende agricole e piccole realtà artigianali per calarsi nello spirito del luogo e imparare a svolgere piccole attività
Alloggiare in strutture localizzate a distanza sostenibile dalle spiagge e dalle aree protette
Soggiornare in agriturismi, campeggi o affittare una casa nell’entroterra generando una fonte di reddito per i locali e favorendo lo sviluppo sostenibile della zona