Con la Brexit il settore agroalimentare del Regno Unito rischia dazi elevati e barriere non tariffarie che, nell’eventualità non si trovi un’intesa tra Bruxelles e Londra, metterebbero a rischio quasi 20 miliardi di esportazioni l'anno. E, ovviamente, i produttori britannici dovranno adeguarsi a una nuova politica agricola nazionale. Un doppio vincolo che ha i suoi bei rischi, dato che la comunità industriale e rurale per crescere «ha bisogno di chiarezza a lungo termine e stabilità politica».
Lo dice il rapporto della Commissione della Camera dei Lord, che menziona anche, tra i punti potenzialmente controversi, la dipendenza dell'agricoltura britannica dalla manodopera straniera.
Nella relazione si evidenzia che tra il 70 e l'80% delle esportazioni agroalimentari del Regno Unito trovano sbocco nell'Ue, dato che giunge al 97% se si considerano i flussi diretti verso mercati che con l'UE hanno accordi commerciali. Accordi che Londra, ora, dovrebbe rinegoziare da zero.
Ricordiamo che nel 2015 l'export agroalimentare d'Oltremanica valeva 21 miliardi di euro e le importazioni, provenienti per l'80% da paesi UE, 44 miliardi di euro