La temperatura media annuale è destinata a salire nei prossimi anni (anche se non mancano gli sforzi per evitarlo) per effetto dei cambiamenti climatici. Il loro impatto rischia di generare mutamenti anche nei cosiddetti “terroir”, quindi nella produzione di vino.
Non è immediato descrivere cosa sia un “terroir”; è un termine complesso, che indica in sostanza tutti quei fattori che contribuiscono alla tipicità di un certo vino: tipo di terreno, il suolo, la sua morfologia, il clima di un luogo, l'altitudine, gli elementi minerari del terreno stesso. Tale unicità è a rischio per via dei cambiamenti climatici.
E' stato ricordato ad un convegno sul tema a Vinitaly, recentemente. Nei prossimi 30 anni la temperatura media annuale potrebbe alzarsi di 1,5-2,5°C, un aumento critico per le varietà autoctone, meno 'plastiche' nell’adattamento rispetto ai vitigni internazionali a causa della loro elevata specificità ambientale. I terroir rischiano dunque di perdere le loro peculiarità climatiche e, di conseguenza, gli effetti specifici dell'interazione clima-mesoclima/vitigno”.
Oggi un processo di questo tipo è già visibile in Australia, nella Heathcote, dove al posto dei vitigni provenienti dalle regioni continentali europee si stanno introducendo varietà dell’Italia Centro-meridionale come il Montepulciano, il Nero d’Avola, il Sagrantino, l’Aglianico.
Il mutamento potrebbe anche diventare una grande occasione: se aumenteranno le temperature, le zone di bassa collina, ad esempio, potrebbero diventare idonee alle coltivazioni di alcune varietà. Questo corrisponde però a risultati non altrettanto ottimali in zone poste ad altitudini maggiori. In altre parole, l'uomo dovrà adattare la produzione alle condizioni sopraggiunte.