Il 2016 si chiude, per il terzo anno consecutivo, con una riduzione dei costi di produzione a carico delle aziende agricole.Nell’anno appena trascorso, l’indice dei prezzi di produzione, elaborato dall’ISMEA, si è attestato in media a quota 103,8 (base 2010=100), risultando in calo del 2,1% rispetto al 2015.
La flessione dei costi agricoli nazionali, come evidenziato dall’ISMEA, è stata guidata dai prodotti energetici che, su base annua hanno registrato una flessione del 10%. La dinamica negativa ha coinvolto anche altre voci di costo, dai fertilizzanti e i fitosanitari, scesi del 2,7% e dell’1%, ai mangimi e i servizi di contoterzismo (-2,5% e -1,6%).
Andamento positivo, invece, per i prezzi degli animali da allevamento (+1,1%, dopo un triennio di flessione), i salari (+0,7%) e le sementi (+0,6%).
La riduzione dei prezzi degli input, spiega l’ISMEA, non si è tuttavia tradotta in un miglioramento della redditività media aziendale, dato che le quotazioni dei prodotti agricoli alla prima fase di scambio hanno subìto un deprezzamento di 5,1 punti percentuali.
L’analisi per settore evidenzia che la flessione dei costi rispetto al 2015 è stata maggiore nell’ambito delle coltivazioni vegetali (-2,8%), in particolare nel comparto cerealicolo, e meno intensa nella zootecnia (-1,5%).
Il solo mese di dicembre 2016 ha fatto emergere un andamento pressoché stazionario su base mensile, con una variazione di appena lo 0,2% su novembre. Rispetto a dicembre del 2015, si registra invece una contrazione del 2%, con cali particolarmente evidenti per servizi di contoterzismo e mangimi.