Sebbene più di 800 milioni di individui continuano ad avere difficoltà nell’approvvigionamento alimentare, gli altri devono fare i conti con un problema opposto: quello legato allo spreco del cibo, argomento che interessa il nostro paese e l’Europa tutta. Per questo motivo, 42 associazioni si sono unite per chiedere a Bruxelles di mettere in atto iniziative finalizzate a ridurre il fenomeno del 50% entro il 2030. A loro supporto anche la firma di petizioni online da parte di circa 47.000 persone (28.000 su Change.org e 19.000 su Global Citizen).
Per comprendere le dimensioni degli sprechi il metodo migliore è quello di ricorrere ai freddi numeri: 88 milioni di tonnellate ogni anno, ovvero l’equivalente del cibo che servirebbe a sfamare oltre 55 milioni di persone che vivono in situazione di povertà. Ciò che si chiede al Parlamento Europeo è di introdurre e applicare nuove leggi, affinché si inneschino comportamenti virtuosi lungo tutta la filiera alimentare: dalla produzione delle materie prime alla loro lavorazione, dalla distribuzione nei grandi centri a quella nei piccoli negozi.
Ma c’è bisogno anche di un balzo in avanti di tipo culturale: la riduzione dello spreco è legata innanzitutto ad una più attenta gestione della spesa da parte del cittadino. Occorrerà lavorare anche su questo aspetto, educando ad un acquisto più consapevole del cibo, alla sua corretta conservazione.
A tal proposito, si segnala che l’Italia, insieme alla Francia, è uno dei pochi paesi a livello continentale ad aver già stilato una serie di regole per contrastare il fenomeno, dimostrandosi all’avanguardia, almeno da questo punto di vista.