L’inquinamento atmosferico è l’emergenza globale destinata a causare un impatto sempre più devastante sull’economia e sulla salute pubblica, nei prossimi decenni. A lanciare l’allarme è l’OCSE invocando azioni urgenti per ridurre le emissioni inquinanti in ogni settore produttivo.
L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico ha avvertito che l’inquinamento causato dall’agricoltura, dall’industria e dai trasporti arriverà a mietere 9 milioni di morti premature all’anno nei prossimi 4 decenni, un costo umano inaccettabile.
I costi dell’inquinamento saliranno a 2.600 miliardi di dollari all’anno. Il numero di vittime dell’inquinamento è già alto e l’aumento dei decessi previsto nei prossimi decenni è drammatico. La mancanza di un piano strategico globale contro le emissioni inquinanti avrà un impatto economico altrettanto terrificante.
Secondo l’OCSE a pagare un prezzo più alto per l’inquinamento saranno l’India, la Cina e le altre economie emergenti. In questi Paesi la crescita economica sta arginando la povertà, ma la mancanza di regole sulle emissioni di gas serra rischia di peggiorare nuovamente le condizioni di vita della popolazione.
In base alle analisi, i Paesi sviluppati non vedranno modifiche radicali sui livelli di inquinamento, ma lo smog resterà comunque causa di migliaia di decessi. Entro il 2060, prevedono all’Ocse, senza un’inversione di tendenza, ogni 4-5 secondi una persona morirà prematuramente per colpa dell’inquinamento atmosferico.
Volendo dare un peso economico alla questione, rimanendo incalcolabile il costo umano dell’inquinamento, il costo dello smog ammonterà a 330 dollari pro capite, tra giorni di lavoro persi e costi sanitari. L’incidenza di malattie respiratorie come la bronchite e l’asma continuerà ad aumentare, colpendo soprattutto le fasce più vulnerabili della popolazione come i bambini, gli anziani e i malati cronici. Le nuove generazioni saranno esposte fin dai primi giorni di vita a livelli elevati di inquinamento.
Anche l’agricoltura pagherà un prezzo alto per l’alta concentrazione di inquinanti nell’aria, con un decremento dei raccolti che esporrà la popolazione a carestie. Secondo gli esperti in Europa per tornare a respirare aria pulita occorrerebbe contenere l’impiego di fertilizzanti azotati nei campi; tagliare le emissioni industriali; limitare la circolazione delle auto diesel.